Regia di Robert Schwentke vedi scheda film
Com'è uso dall'ultimo "Twilight", diviso in due film, per aumentare gli introiti ( produci uno, guadagni su due), anche "Divergent", serie di fantascienza distopica, tratta dai romanzi di Veronica Roth, ha visto l'ultimo capitolo dei libri della saga diventare due film: tutto, qui, finirà con "Convergent", in cui si risolveranno le questioni sul mondo di Tris, combattente ribelle alle regole di una società futura in cui, all'origine, i futuri adulti venivano divisi per caratteristiche. C'è il tedesco Robert Schwentke, da anni stabilmente ad Hollywood, in cabina di regia, e l'azione parte, chiaramente, dalla conclusione dell'episodio precedente, con un molto teorico cambio di regime che, nell'arco di una conversazione, viene spiegato al coprotagonista "Quattro", il quale guiderà la prolungata ribellione. Infatti, la protagonista Tris viene "conquistata" dal progetto di rifondazione della società, e non si unisce al partner. L'interessante spunto sull'asservimento al Potere e all'inquadramento conservatore degli ex-ribelli, che costituisce la base narrativa di questo film numero 3 della serie, si annacqua con troppe scivolate nell'ovvio, per di più relegando la Woodley in un ruolo da semi-soggiogata, cambiando fin troppo rapidamente l'atteggiamento del suo personaggio, che, a conti fatti, pare quasi una psicolabile, per gli opposti atteggiamenti verso i quadri del nuovo Potere. Non parliamo poi della fantasia di scenografi e costumisti di questa nuova fantascienza distopica, molto scarsa in confronto ai colleghi degli anni Settanta e Ottanta: al box-office "Allegiant" ha deluso, al punto da indirizzare la Lionsgate, a far uscire direttamente in video il capitolo conclusivo....
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