A causa dell'obbligo goliardico di rispondere in viva voce alle telefonate ricevute, una scanzonata cena tra vecchi amici si trasforma in uno psicodramma collettivo che farà emergere inconfessabili segreti & tormentate bugie.
E chi se lo aspettava? Il regista di Immaturi che diventa improvvisamente... maturo! Paolo Genovese rinuncia finalmente alla facile commedia generazionale di cassetta per realizzare un interessante dramma corale che strizza un occhio al cinismo dell'indimenticato maestro Mario Monicelli mentre con l'altro guarda oltreoceano, verso il "cinema/teatro" di David Mamet. Basato su un soggetto dello stesso regista (anche co-sceneggiatore) e girato nella classica unità di spazio, tempo e azione, quasi totalmente in interni, con quattro soldi e otto attori di numero, Perfetti Sconosciuti è la limpida dimostrazione di come il cinema abbia bisogno di idee, più che di grandi mezzi (e non è certo un caso che la pellicola sia stata fatta oggetto di molteplici remake in tutto il mondo). Rifuggendo in egual misura i fighettismi tipici della commedia italiana degli ultimi anni (pur se da lui in passato abbondantemente cavalcati), nonché le insostenibili isterie dei tradimenti mucciniani, Genovese descrive le tensioni del "suo" gruppo di amici come nervi tesi a fior di pelle e perennemente sul punto di esplodere, riuscendo a ricreare una tensione che avvince fino ai titoli di coda gli spettatori (che peraltro hanno gradito, visti gli ottimi incassi). Eccellente la prova del cast, con Giallini e Mastandrea probabilmente una spanna sui pur bravi colleghi.
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