Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Gioco al massacro fra 'amici' dal meccanismo risaputo, innescato dalla trovata simbolica degli smartphones e nobilitato da un bel finale. 6/7 INQUIETANTE
Genovese sceglie un soggetto abusato innestando delle tematiche attuali, valorizzate dalla sceneggiatura e dagli interpreti. Interpreti bravi, anzi prevedibilmente bravi; script invece imprevedibilmente efficace, grazie al colpo di scena finale capace di investire il tutto con un alone di pessimismo che colpisce. Meno riuscito come visione morale delle nuove tecnologie ma molto meglio dal punto di vista generazionale, infatti qui colpisce duro, perché la crisi di questi quarantenni non è passeggera ma è strutturata da anni di maschere e bugie generatrici di una falsa condizione sociale/esistenziale basata sull'ipocrisia e sulle frustrazioni. Così se basta solo un semplice pretesto (che alla fine rappresenta l'ideale dei rapporti umani: l'onestà), per far crollare tutto, percepiamo la debolezza di questo pensiero, dominato dalla mancanza di responsabilità e la chiusura in un individualismo parassita e mai inclusivo. Il gioco al massacro si svela inesorabilmente per essere poi negato amplificandone la portata e le dimensioni del dramma. Un dramma inquietante e profondamente ineluttabile dove i caratteri pur prevedibili sono assorbiti dallo sviluppo emozionale del testo mai banale, chiaro segnale di una storia scritta bene senza aver paura di affondare il colpo nelle incertezze più intime senza dare facili risposte.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta