Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Paolo Genovese confeziona con abilità questo "Perfetti sconosciuti" e incontra un notevole successo di pubblico, forse spropositato rispetto ai meriti reali. È una commedia con punte drammatiche dall'andamento piuttosto teatrale, che riflette in maniera lucida sulle menzogne e gli scheletri nell'armadio che tante coppie borghesi nascondono sotto la rassicurante superficie delle apparenze. Il meccanismo della sceneggiatura è bene oliato e il film ha avuto una risonanza molto forte col pubblico odierno, che si è immedesimato anche per l'aggiornamento del consueto gioco al massacro al tema delle menzogne nascoste nella "scatola nera" che è diventata il cellulare. Il film colpisce più per il "gioco degli attori", spesso ammirevole, che per una sceneggiatura che non sempre riesce a infondere nuova linfa a una trama e a delle situazioni che sono state già ampiamente proposte e sfruttate sul grande schermo. Le scelte di casting in questo caso hanno dato frutto, ed è difficile stilare una graduatoria fra i sette interpreti coinvolti nell'operazione: personalmente mi sembrano una spanna sopra gli altri almeno Marco Giallini e Valerio Mastandrea, ma anche la Foglietta è molto più convincente di quanto non fosse in "Tutta colpa di Freud", e Kasia Smutniak restituisce una rigidità molto adatta al personaggio. La sceneggiatura, invece, per quanto brillante in molte singole scene, vuole troppo stupire col suo virtuosismo, soprattutto in un finale che non ho trovato rivoluzionario ne' geniale, anzi a mio parere piuttosto sbrigativo, mentre lo scioglimento delle varie querelles meritava forse più attenzione. È uno di quei prodotti "medi" di cui il cinema italiano ha molto bisogno, e il successo di pubblico è un segnale incoraggiante. La trottola di "Inception" da alcuni citata, in ogni caso, lasciamola stare.
Voto 7/10
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