Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Alcuni amici, a cena in casa, decidono per gioco di comunicare a tutti gli altri i contenuti delle chiamate e dei messaggi in arrivo nei loro telefoni. Incredibile a dirsi, tutti hanno qualcosa da nascondere. (Ma allora perchè hanno accettato il gioco? Mah).
Tutti abbiamo un lato oscuro, tutti nascondiamo una seconda o addirittura una terza vita. Detta questa banalità estrema, che altro rimane di Perfetti sconosciuti? Il lavoro di Paolo Genovese (anche sceneggiatore insieme a Paolo Costella, Rolando Ravello, Filippo Bologna e Paola Mammini) è un kammerspiel all'italiana, cioè nel quale le idee latitano e si punta forte sugli interpreti, rastrellati nel meglio della contemporaneità: Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Marco Giallini, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Kasia Smutniak. Recitazione dignitosissima, ma in quanto ai contenuti è meglio tacere: la storia è di una prevedibilità esagerata e l'andamento della narrazione segue un canovaccio stantio e moscio, secondo il quale la scena si apre nella calma più piatta, una serie di inconvenienti genera quindi scontri fra i personaggi ed emozioni forti, per poi venire spazzato via tutto quanto dal più classico e insipido dei finali a tarallucci e vino. In definitiva, un tentativo naufragato di fare una commedia 'intelligente' senza spunti originali o interessanti; un lavoro nel quale - si ricordi che è "all'italiana", come sopra - maschilismo, omofobia, crisi economica devono comparire come argomenti di ordinanza e, per non turbare eccessivamente gli spettatori, vanno sminuiti e messi in burletta con facili lazzi e risibili battutine. Genovese continua a girare un film all'anno da un lustro ed evidentemente al pubblico va benissimo così. 2/10.
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