Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Una commedia gradevole, non originalissima, ma con qualche spunto non banale di riflessione
Una commedia con risvolti amari, gradevole, ma non certo originale. Torna alla mente, prima di tutto, il francese "A cena con gli amici" (non l'insipido - e inutile - remake italiano "Il nome del figlio"), poi il recente "Parliamone" di Sergio Rubini: ma del primo non ha la comicità esilarante e del secondo manca la solida struttura narrativa dietro l'apparentemente casuale semplicità della storia. Del tutto gratuito, e pertanto superfluo, il confronto con "Carnage", cui si può rapportare solo per l'impianto teatrale e l'ambientazione in un'unica stanza. Eppure, è un film che si lascia vedere piacevolmente, con un dialogo sempre intrigante, e, nella seconda parte, più di uno spunto di riflessione. Al di là dello scontato discorso sui telefonini intesi come la "nostra scatola nera" (sic), si sottolinea piuttosto il concetto non nuovo, certo, ma espresso con un colorito neologismo, dell'umana "frangibilita'", cui nessuno risulta immune e che porta non solo ad accumulare segreti e bugie, fino a farci divenire "perfetti sconosciuti" gli uni agli altri, ma anche ad assumere comportamenti sgradevoli - per non dire aberranti - di fronte ai lati oscuri, imprevisti, taciuti o nascosti, degli amici. Punto di forza del film, in questo senso, sono le performance di Mastandrea e Battiston che, scambiandosi i cellulari, si scambiano involontariamente segreti e identità. Il finale, da alcuni definito alla "Sliding Doors", lascia qualche perplessità: troppo semplice leggerlo come un banale ritorno all'ordine. Sembra piuttosto mettere in discussione la veridicità di quanto accaduto, proponendo un ambiguo gioco delle parti, tra falso e vero, gioco e realtà. Peccato che il regista non abbia saputo amalgamarlo con il resto della vicenda, ma solo giustapporlo, come una coda non troppo giustificata, alla fine.
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