Regia di Volfango De Biasi vedi scheda film
La storia di un boss che deve cambiarsi i connotati, quando invece a farlo dovrebbero essere, per vergogna, gli autori di questa insulsa e poco divertente commediola fatta per un pubblico di poca o nessuna pretesa.
Due coppie di attori collaudate, due modi di fare comicità, incrociate attorno ad una storiellina esile, fatta di scambi di persona. Lillo e Greg da un lato sfruttano il registro del nonsense e le solite gag gigione, Francesco Mandelli e Paolo Ruffini si appellano alla commedia degli equivoci e a numeri degni del peggior avanspettacolo di qualche decennio fa. Complessivamente un film disunito, con alcuni tratti, specie nella parte legata al duo di poliziotti inetti fino allo spasimo, con il divertimento dello spettatore che lascia spazio all’irritazione. Un tipo di comicità che mutua moltissimo quella portata sul grande schermo da Mandelli stesso, nel famigerato duo con Francesco Biggio: comicità becera, trasformismo fatto male (il Mammasantissima non sorprende sia lo stesso Mandelli), mossettine fuori controllo. Ed ecco che le risate provano a ricavarsi dallo scimmiottamento dei poliziotti USA (con i vari “Fuck!” e “Shit!), con l’imitazione di miti come DeNiro o il Brando de “Il Padrino”, con addirittura un richiamo musicale ad un capolavoro di Kubrick.
Se si ride è un riso amaro per un cinema italiano che pur di far cassa ritorna ai vecchi refrain d’avanspettacolo, alle gag da barzelletta, il tutto infarcito dai cliché più ancestrali. Un film non particolarmente ispirato, ma che prova a sfruttare meccanismi che notoriamente fanno casa. E lo dimostra il nome “Natale” nel titolo, che non ha alcuna valenza pratica dato che la festa del 25 dicembre non ha nessuna importanza nell’economia della storia. Anche la malavita napoletana, come il carcere o il mondo delle forze dell’ordine vengono messi alla berlina, anche se a ben guardare ciò che si scimmiotta è la visione cinematografica dei suddetti ambiti: si pensi all’ambientazione dove vive il boss, che ha più di qualche debito concettuale con la Scampia della serie TV “Gomorra”. Le gag sono tante, ma poco efficaci. Peppino di Capri è un pesce fuor d’acqua. Insomma, il cinema sta da un’altra parte.
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