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Delicatessen

Regia di Jean-Pierre Jeunet, Marc Caro vedi scheda film

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La recensione su Delicatessen

di Peppe Comune
7 stelle

In un luogo non ben precisato della Francia e in un ambientazione "postatomica" che annulla qualsiasi tipi di orientamento spazio-temporale, si erge malefico un palazzo fatiscente abitato da gente alquanto strana. Su tutti svetta la figura del laido macellaio (Jean-Claude Dreyfus), padrone dello stabile e procacciatore di carne umana da distribuire agli affamati condomini. La prossima vittima designata è Louison (Dominique Pinon), ex clown e nuovo garzone del palazzo. Il ragazzo si salva grazie all'amore che sboccia tra lui e Julie (Marie-Laure Dougnac), figlia del macellaio, che prima cerca di distogliere il padre dal suo proponimento e poi chiede aiuto ai "Trogloditi vegetarieni", un gruppo di uomini rana che vive nelle fogne aspettando il momento propizio per attaccare i "cannibali" e riprendere il proprio posto in superficie.

 

 

"Delicatessen" è l'opera prima di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro, un film a dir poco eccentrico, pieno di trovate stravaganti (bella e gustosa la sequenza in cui il rapporto sessuale del macellaio con la sua inquilina amante si trasforma in un concerto di suoni e rumori di ogni sorta che inonda l'intero palazzo partendo dallo scricchiolio delle rei del letto) e di rimandi cinematografici (almeno due per quello che mi riguarda : la presenza invasiva dei rumori che arrivano da ogni dove rimandano alla stanza d'albergo di "Barton Fink" dei fratelli Coen, mentre la delirante faida "fantascientifica" tra due mondi paralleli richiama tanto "Brazil" di Terry Gilliam). Una favola virata in nero, dove non manca lo scontro ammantato di grottesco tra buoni e cattivi e neanche il consolatorio lieto finale che giunge a premiare la perseverante delicatezza d'animo di Louison e Julie, due spiriti puri che mantengono inalterato il loro ingenuo candore in mezzo a un mondo dominato dalla feroce lotta per la sopravvivenza e abitato da persone degradate al livello dei loro istinti più bassi e brutali. Jeunet e Caro ci immergono in un universo straniante, popolato da mostri futuribili e percorso dalle ansie di sempre (per la morte, l'imminenza di un attacco, il possesso), in un tempo imprecisato e in uno spazio "giallognolo" che sempra essere sopravvissuto a una catastrofe nucleare, tra rospi e lumache, tubi arruginiti e rumori striscianti, familiari che sacrificano la nonna par sfamarsi e vecchie zitelle che non riescono a suicidarsi. Un mondo perfido ed esilarante insieme, delineato come se si trattasse del ricettacolo di ogni vizio e virtù ancora rimaste in vita e stilizzato secondo uno schema tanto caro ai fumetti (Marc Caro viene proprio da quel mondo). Un divertissement divertito e angosciante insomma, appesantito dalla voluminosa corporalità di tutte le singole parti che compongono il palazzo e alleggerito dalla presenza di due innamorati sentimentali. Non manca qualche difetto, come la frammentarietà che in talune situazioni toglie linearità al narrato, ma nell'insieme si può parlare di un buon film, da lodare per l'inventiva che accompagna le strane vicende del palazzo fino allo scontato trionfo dell'innocenza. 

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