Regia di Raffaele Andreassi vedi scheda film
Una testimonianza impressionante: forse l'unico documentario esistente che riprende Antonio Ligabue dal vero, nella sua quotidianità, nella baracca in cui viveva e lavorava. Raffaele Andreassi, regista attivo da quasi un decennio, in quello stesso 1962 girava anche De Chirico metafisico, con la presenza davanti alla macchina da presa di Giorgio De Chirico; un'accoppiata di cortometraggi semplicemente straordinari, fuori dall'ordinario in senso lato. Che Ligabue fosse malato di mente è cosa nota; davvero crudo è poterlo qui osservare mentre si aggira per le campagne imitando a modo suo i versi degli animali e, nell'intimità domestica, vestito da donna per non sentire la mancanza di una presenza femminile. Un cervello a due velocità, sostanzialmente: in difficoltà nelle piccole cose di tutti i giorni (e soprattutto nei rapporti con gli esseri umani) e geniale, senza mezze misure, di fronte a una tela. Lucido, ma dalla parlata poco fluente e ancor meno decisa, il pittore racconta qualcosa di sè, ma lascia maggiormente il segno, senz'altro, quando è alle prese con un foglio di carta e disegna un cane, con una matita, per una ragazza che gli chiede un dono. Andreassi ritornerà sull'argomento tre anni più tardi, con Antonio Ligabue, pittore (1965). 6,5/10.
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