Regia di Georg W. Pabst vedi scheda film
La mitologica Pandora, moglie del titano Epimeteo, è la prima donna della cosmogonia greca, creata da Zeus per punire il genere umano del furto del fuoco. Per pura curiosità di conoscerne il contenuto, Pandora aprì il vaso donatole dallo stesso Zeus, con la raccomandazione di tenerlo chiuso. Il vaso conteneva tutti i mali che affliggono l'umanità, ed eccone così spiegata l'origine. Qui non c'è l'intervento del serpente né di un qualsiasi demone tentatore: la donna è punizione di per sé. Come l'antenata della mitologia greca, anche la Lulu di Pabst è l'origine della dannazione degli uomini che incontra. E lo è senza malizia, senza volontà di far male ad alcuno. Nonostante quest'assenza di volontà di nuocere a chicchessia, Lulu sarà la rovina degli uomini che s'innamorano di lei (in particolare il Dott. Schön e suo figlio Alwa), ma anche per sé stessa, prima rischiando di finire in vendita in un bordello del Cairo e poi, ridottasi a prostituirsi per le vie di Londra, vittima di Jack lo Squartatore. Protagonisti del film sono il caschetto e gli occhioni dell'attrice americana Louise Brooks, che diventano il simbolo di un'epoca e di un certo tipo d'erotismo: alla sua icona si è ispirato anche il fumettista Crepax per il suo personaggio Valentina. "Il vaso di Pandora" è un film che ancora appassiona con le proprie vicende, con sequenze di una modernità sconvolgente, anche se qualche soluzione è irrimediabilmente ottocentesca e superata. E' un film muto, ma non ce ne accorgiamo.
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