Regia di Chris Sun vedi scheda film
Dall'Australia un omaggio allo slasher degli Anni '80. Un revival -in chiave moderna- di Venerdì 13, con cammeo del primo Jason, ovvero Kane Hodder. Film modesto per via di una sceneggiatura mediocre, ma di sicuro effetto per chi ancora apprezza quel tipo di cinema un po' infantile e qui -per fortuna- reso graficamente intriso di ultraviolenza.
Mick e Jason pianificano di visitare una fattoria abbandonata, nell'outback australiano, vicino alla località di Mitchell. Per l'occasione invitano Melanie e Natasha (Tara Reid), senza però annunciare alle ragazze le vere intenzioni. In quel luogo, infatti, stando ad una "urban legend", viveva una famiglia di psicopatici cannibali, i Wilson, composta dalla coppia John e Meredith e dal piccolo figlio, ritardato e deforme, Charlie (da adulto, Nathan Jones). Dopo una lunga scia di sangue, vittime i turisti occasionalmente passanti in prossimità della fattoria, i residenti del paese vicino, negli Anni '80, avrebbero ucciso John e Meredith senza tuttavia rintracciare Charlie. Quando Mick, Jason, Melanie e Natasha -noncuranti degli ammonimenti- raggiungono la fattoria, scoprono, sulla loro pelle, che la storia dei Wilson non è soltanto una leggenda.
Dopo l'esordio in regia Come and get me (2011) ed il successivo Daddy's little girl (2012), il regista australiano -Chris Sun- mette mano allo script di un titolo da realizzare con intenzioni evidentemente celebrative del filone slasher. Tanto che, fatte le opportune sostituzioni, sembra di ritrovarsi a visionare uno dei molteplici sequel di Venerdì 13. Non solo per la presenza di un enorme e malformato killer demente (il Charlie del titolo) ma per la struttura complessiva del film. Ecco dunque, ancora una volta, un gruppo di incoscienti ragazzi (perlomeno qui non proprio teenagers) raccontarsi di notte, durante una sosta di viaggio, la classica leggenda metropolitana sulla famiglia degenerata parente stretta di Leatherface. Impauriti dalla storia? Tutt'altro, perché -come da loro stessi più volte ribadito- un po' stupidi lo sono, eccome. Infatti, violando ogni più elementare azione di buonsenso, oltrepassano anche la legge: infrangendo i confini di una proprietà privata, bypassano un cancello per andare a ficcarsi nella tana del cannibale ultrasanguinario (che ha pure un po' del mostruoso -e autofago- Klaus/Nikos di Antropophagus).
Citando apertamente, per bocca dei personaggi e quindi in un gioco metacinematografico stile Scream, la maschera di Jason (guardacaso anche il nome di uno dei protagonisti ), il guanto di Freddy, e la baita di The blair witch, il regista omaggia il genere ospitando, in una sintetica particina con esito splatteroso, nientemeno che il killer cinematografico per eccellenza: Kane Hodder, qui nei panni di Tony, il pugile amico di Jason (sottili i rimandi, eh?) che telefonicamente dà all'amico indicazioni su come raggiungere la fattoria. A questo punto dovrebbe dunque essere chiaro il (poco) senso e il (prevedibile) contenuto di questo Charlie's farm, film che oltrettutto vanta in ruolo di (quasi) final girl la scream queen Tara Reid, attrice da tempo sulla scena che non riesce mai a ottenere un ruolo decente (en passant: presente nell'allucinata serie degli Sharknado in Alone in the dark, nei brutti Il corvo 4 e Prigioniera di un incubo nonché -andando agli inizi della carriera - in commedie tipo Maial college).
Charlie's farm è, detto in tutta sincerità, un brutto film, principalmente a causa di una sceneggiatura ben poco curata. E la visione lascia un senso di forte delusione per come, invece, evidentemente -a livello tecnico- Chris Sun sia decisamente sopra alla media, come poi dimostra nel successivo e altrimenti riuscito Boar, remake del piccolo cult Razorback - Oltre l'urlo del demonio. In considerazione dell'attuale filmografia, la qui presente alta dose di splatter, decisamente estremo e ben realizzato con tecniche prostetiche e di make up old style, diventa quindi un tratto distintivo del regista australiano.
Wilson's menù: "Costolette di turisti alla griglia"
(Ovvero considerazioni semiserie sul contenuto splatter, motore trainante del film)
In un momento volutamente ironico, Jason racconta ai tre amici la storia di Charlie introducendo il piatto preferito del menù di casa Wilson: "Costolette di turisti alla griglia", appunto.
Amanti della carne (umana) cotta e cruda, in tutte le sue possibili declinazioni culinarie, gli eccentrici fattori incorrono nell'ira (rimettendoci letteralmente la faccia) dei locali residenti, decisi a porre un freno al calo turistico della zona. Perché, si sa, le voci van veloci e i passanti -una volta annusato il profumo (o lèzzo a seconda dei gusti) nell'aria- hanno imparato che transitando in macchina in prossimità dell'amena cittadina di Mitchell conviene ingranare una marcia alta, e spingere il piede, decisamente e con forza, sul pedale del gas. Ma come, Charlie, oggi l'unico residente di casa Wilson, cattura la saporita "selvaggina"? Ha una tecnica tutta sua con prevalenza d'utilizzo di una scimitarra (!!!), con la quale -ad esempio nel caso di Mick/Dean Kirkright- recide membri (sì, proprio cazzi) da fare poi ingoiare alla preda, facendo così fare uno spuntino anche a lei prima del macello. Quando è in vena creativa, invece, il bestione può trovare metodi che curano anche l'emicrania, come ad esempio il peso di un trattore, direttamente posizionato con l'enorme ruota sulla capoccia (sorte toccata ad Alyssa/Genna Chanelle). Ma, nel rispetto del più primordiale istinto selvaggio, cosa meglio delle mani nude? Può dirne, in merito, giusto qualcosa la bella Melanie/Allira Jaques, smascellata in quattro e quattr'otto, e così d'ora in avanti senza più problemi di male ai denti, tonsilliti e imbarazzanti (per una ragazza) peli facciali!
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