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Ultrà

Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film

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La recensione su Ultrà

di supadany
8 stelle

Nei primi anni di carriera, prima di perdersi in diversi film discutibili se non proprio inutili, Ricky Tognazzi aveva dimostrato di essere un regista dal polso fermo in grado di affrontare con coraggio tematiche dure e crude senza paura di affondare il colpo nella carne viva della gente e dell’opinione pubblica.

Così, prima di addentrarsi nelle vicende legate alle scorte ai giudici, eccolo scivolare all’interno del mondo (folle, ma a suo modo non privo di principi) degli ultras, mostrando quello che di solito facciamo finta di non vedere anche quando ce lo troviamo di fronte agli occhi.

Dopo un paio di anni trascorsi in galera Principe (Claudio Amendola) viene rilasciato, giusto in tempo per partire con i compagni di tifo ultras di sempre per la trasferta della Roma a Torino.

Lungo il tragitto scopre che il suo braccio destro Red (Ricky Memphis) ha una relazione con la sua ragazza di un tempo, ma appena arrivati a destinazione dovrà pensare subito ad altro visto che i tifosi juventini li stanno aspettando al varco e con intenzioni tutt’altro che pacifiche.

 

 

Pellicola che entra rapidamente nel vivo delle dinamiche di gruppo del tifo organizzato, oggi (vedasi i recenti fatti di Salernitana-Nocerina saliti alle cronache nazionali) come ieri, quando ogni domenica accadeva di tutto fuori dagli stadi, al centro di mille polemiche.

Tutto gira attorno alla figura grezza del “Principe”,un Claudio Amendola selvaggio, violento e quindi particolarmente attinente, ai suoi atteggiamenti da leader, al suo confronto col più pensante Red, un Ricky Memphis calzante, e poi al mondo ultras con il viaggio di notte in treno, i piccoli atti di teppismo, la noncuranza verso gli altri (viaggiono pure con un ragazzino), i principi basilari (come mai perdere il proprio vessillo, che sia uno striscione o una semplice sciarpa), i cori, ma poi anche gli atti di depistazione, come sul virulento finale.

Quest’ultimo è composto da una ventina di minuti di cinema di strada che con l’incidente che accorre ad uno dei ragazzi prende anche direzioni diverse, tra chi è sicuro più che mai di dove cambiar rotta e chi invece non la cambierà mai fino a quando non si autodistruggerà.

Il tutto cucito assieme da una regia viva e tagliente (non per niente premiata al Festival di Berlino del 1991) per un film di culto (fin dai tempi è oggetto venerato dagli stessi Ultrà) che sa affrontare l’argomento che tratta ponendo interrogativi e dando anche (implicite, qualora non palesi) risposte.

Aderente e reale.

 

Ricky Tognazzi

Proprio per la regia è stato premiato al Festival di Berlino del 1991.

A pensarci oggi la cosa lascia dubbiosi (visto il livello scarso di buona parte dei suoi film degli ultimi 15 anni), ma in realtà il premio fu proprio meritato (al netto della concorrenza di allora che non conosco) in quanto riesce ad addentrarsi in un sottobosco turbolento portando in luce tanti tratti distintivi dello stesso.

Caparbio.

Claudio Amendola

Selvaggio ed incontenibile, come per il Tognazzi regista, anche l'Amendola attore era ai tempi un'altra cosa.

I tratti del personaggio sono azzeccati e posti dalla sua interpretazione, aiutata dalla regia, sotto l'ottica migliore.

Virulento.

Ricky Memphis

Perfetto contraltare del protagonista (per qualcuno il tempo porta consiglio, per altri no), non che sia chiamato spesso a fare chissà che cosa, ma è semre preciso, attinente e soprattutto trova nel finale il suo momento di gloria.

Significativo.

Giuppy Izzo

Si tratta di un paio di apparizioni poco significative.

Alessandro Tiberi

Oggi più noto per aver partecipato ad alcune commedie riuscite ("Boris" e "Generazione 1000 euro") ed a alcuni successi ("Immaturi"), qui ancora bambino scaraventato in un mondo di adulti invasati per il tifo.

Prova di tutto rispetto.

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