Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film
Sulla scia di un altro figlio d'arte, Marco Risi, che in quel periodo realizzò alcune opere fondamentali per un nuovo modo di fare cinema in Italia, come "Mery per sempre" (1989), "Ragazzi fuori" (1990) e "Il muro di gomma" (1991), anche Ricky Tognazzi s'inserisce in questo filone con un film piuttosto crudo sul fenomeno ultrà agli albori degli anni novanta. Quello degli ultras, come concepito in questo film, e come descritto in romanzi quali "Sensomutanti" di Domenico Mungo, è un fenomeno collaterale, ma che ben poco ha a che vedere con il calcio. Le partite sono soltanto il pretesto per darsele di santa ragione, con le mani, con i sassi, con le spranghe e, talvolta, con le lame, con gli omologhi dell'altra squadra. Si creano, così, strani gemellaggi, in dipendenza della geografia, anche politica, delle città e delle squadre. Ma ogni occasione è buona per mettere in scena una assurda parodia delle battaglie degli antichi romani, dove la cosa più importante è portare via il trofeo, cioè la sciarpa o la bandiera avversaria. Per seguire una trasferta dei supporters della Roma, Tognazzi crea un filo conduttore esile, che vede i due capi carismatici del gruppo divisi dall'amore per la stessa ragazza, con la quale uno dei due, quello che sembra avere un granellino di sale in zucca, progetta di trasferirsi addirittura a Terni e di trovarsi un lavoro stabile. "Ultrà" è, in ogni caso, un buon film (anche se non ci si deve attendere chissà quale indagine sociologica), che però testimonia della mentalità distorta di questi pseudotifosi, che nutrono un micidiale mix di amore, invidia e odio, per la loro squadra e per gli strapagati campioni dai quali pretendono quanto meno sangue e sudore sul campo di gioco, quello stesso sangue che loro sono disposti a versare nei pressi degli stadi e delle stazioni ferroviarie, dove non esitano a mettere a repentaglio la vita dei pischelli. "Ultrà" è anche un documento d'epoca, di quando i romanisti avevano un tifo orientato a sinistra, in contrapposizione a quello di stampo neofascista dei nemici laziali. Oggi, ormai, le croci celtiche imperano ovunque, così come gli striscioni contro gli ebrei e i buu razzisti nei confronti dei "negri". (27/08/2007)
Il Principe, capo ultrà della Roma, s'è fatto due anni di carcere per rapina. Quando esce si rende conto che Cinzia, la sua ragazza, s'è messa con il suo migliore amico, Red, anch'egli del commando ultrà. Durante una trasferta a Torino, fra una sassaiola e una scazzottata con gli ultrà della Juve, i nodi verranno al pettine, ma, se perfino le amicizie finiscono, non viene mai meno l'omertà del branco, pronta a coprire anche i gesti criminali. Testimone di tutto è Fabio, fratellino undicenne di Cinzia, che gli ultrà si portano incoscientemente dietro.
Ottimo Claudio Amendola.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta