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Ultrà

Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film

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La recensione su Ultrà

di chinaski
8 stelle

Ultrà è un film che riscopre l’ energia e la durezza di un cinema che si pone come documento del reale. L’ occhio di Ricky Tognazzi entra senza falsi pudori e moralismi all’ interno della vita di un gruppo di tifosi, capitanati dal Principe (Amendola in un ruolo a lui congeniale). Senza troppi eccessi ritroviamo nella pellicola il linguaggio, i rituali, il senso di appartenenza di questi ragazzi. Tutti provenienti da ambienti sottoproletari e periferici. Ambienti dove la rabbia per una vita di merda deve trovare una sua logica via di fuga. Ovvero lo stadio, che negli ultimi anni ha avuto questo scopo. Gabbia socialmente accettata nella quale far esplodere il malessere di quei giovani che non trovano nella politica o in altre occupazioni un punto di riferimento. Il gruppo di tifosi come nucleo di base, come gruppo in cui riconoscersi. Un collettivo che trova forza nel suo essere unione, il singolo che si confonde nel gruppo e trova una voce attaverso la quale poter dire la sua.
Il vero problema è che poi il credo di queste persone sia solamente legato ad una squadra di calcio. Gli scontri con la polizia o con i drughi diventano momenti di violenza gratuita perchè fini a se stessi. In questo modo non è la società che si va a colpire per farla cambiare, ma quelle stesse persone che dalla società sono state emarginate.
Falsi valori, dunque.
Falsi valori in cui questi ragazzi vogliono disperatamente aggrapparsi per non cadere in un vuoto ancora maggiore.
Nel treno che li porterà a Torino possiamo vedere tutte le loro debolezze.
Chi perso nella droga, chi attaccato a tristi speranze e chi ancora illuso che gli scontri con altri tifosi portino onore e rispetto.
E poi loro due, Principe e Red.
Il primo che si è fatto due anni di galera e che nella vita ha speranze di miglioramento pari allo zero. La sua è una finta ribellione che porta all’ uccisione di un un suo amico. Quel momento è tremendo, perchè crolla tutto il mondo del Principe. E lui si mostra per quello che realmente. Un vigliacco e un disadattato.
E poi la figura di Red, l’ unico forse che voglia cambiare vita. Ma anche l’ esempio di come sia diffcile uscire da giri di persone che se da una parte costruiscono la tua identità sociale dall’ altra di rinchiudono in una gabbia. Ricky Memphis è ancora più bravo di Amendola nella sua parte.
Infine la grande abilità di Tognazzi nel mostrare un mondo per quello che realmente è attraverso un cinema di forte impegno sociale che all’ inizio degli anni novanta aveva ancora il coraggio di soffermarsi su una delle pagine più squallide della nostra società.
A distanza di dieci anni dove sono finiti Amendola, Tognazzi e Memphis?
Il primo a fare le pubblicità dei telefonini, il secondo è quasi scomparso e il terzo si è perso nelle ficition e in ruoli stereotipati.
Della loro rabbia non è rimasto più nulla.
E questo film ne è pregno di rabbia.
Ma quando una squadra non ha più la voglia e le palle per combattere il campionato è bello che finito.
Non rimane altro che la retrocessione.
Riusciranno loro a tornare in serie A?

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