Regia di Roberto Gentili, Jacopo Giacomini vedi scheda film
Fabrizio Corona re per una notte, contrito, ma sempre protagonista. Al centro di un documentario presentato al cinema Odeon di Milano, dove è arrivato tra ali di folla, pacche sulle spalle, forse anche lacrime. Ma Metamorfosi, girato prima dell’arresto, non è la storia della sua vita, redenzione compresa. L’ex sovrano dei paparazzi è una sorta di testimonial di un progetto che, come da brochure, «promuove una visione reale della vita attraverso un percorso di consapevolezza e di crescita personale». Per uscire, nel suo caso, dal personaggio che lo ha reso schiavo. Della serie: un giorno questo dolore ti sarà utile. Corona parte alla scoperta di un altro sé. Prima è scettico («riesco a dormire bene solo mentre viaggio, se no mi sembra di perdere tempo»). Sembra quello di sempre, il «Robin Hood che ruba ai ricchi per dare a se stesso», come diceva in Videocracy. Dà di matto se gli scombinano la scrivania e i suoi schemi mentali. Poi si affida all’amico Jacopo Giacomini che gli fa da grillo parlante e lo porta a confrontarsi con psicologi, psicoterapeuti, esperti di meditazione. Meno personal trainer e più trainer dell’ego. Che, spiegano, va destrutturato. Corona molla il telefonino e va in campagna a urlare. Ascolta, abbraccia, si confida, fa il clown con un artista di strada, respira. Chi cercava lo scult trova invece un educational, persino ben girato. Anche se la sala non è ovviamente la destinazione migliore.
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