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La stangata

Regia di George Roy Hill vedi scheda film

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La recensione su La stangata

di giansnow89
9 stelle

Riuscitissima sintesi di genere gangster e commedia all'americana.

Joliet, stato dell'Illinois. Johnny Hooker (Redford), simpatico e avventato truffatore da 4 soldi, si mette nei guai insieme al suo compare Coleman derubando il corriere di una gang capeggiata dal boss Doyle Lonnegan (Shaw). Lonnegan per vendicare il torto, sguinzaglia i suoi scagnozzi, i quali trovano e uccidono Coleman, ma non Hooker. Il giovane, desideroso di rendere pan per focaccia al boss, fugge a Chicago e si rivolge alla vecchia gloria degli artisti della truffa Henry Gondorff (Newman), ormai rammollito e in pensione dopo essere stato beccato dai federali qualche anno prima. Insieme orchestrano un piano dettagliato al millimetro per alleggerire il merlo Lonnegan: l'uno, Hooker, per riparare all'assassinio del suo vecchio amico, l'altro, Gondorff, per il piacere di ritornare in sella, oltre che per il sostanzioso tornaconto economico. Il resto della pellicola è uno spasso. Il vero truffato in tutto ciò non è Lonnegan, ma lo spettatore, che ha in ogni istante la sensazione erronea di tenere le fila del racconto, e viene sorpreso costantentemente dalle geniali trovate in serie delle due canaglie (e del regista George Roy Hill, of course). Fino al finale al cardiopalmo, dove tutte le certezze verranno alternativamente sconvolte e ristabilite. 

 

Hill bilancia mirabilmente i momenti di suspence con i trascinanti pezzi di ragtime, oltre che con l'impagabile umorismo dei due protagonisti, giungendo a costruire un intreccio di pregevole equilibrio sintattico. Ai personaggi tutto crimine e niente scrupoli del gangster movie d'annata, e al cliché del poliziotto corrotto e più marcio dei criminali stessi, vengono associate figure che creano più empatia con lo spettatore, delinquenti sì, ma con charme ed eleganza. Non una parodia, né una banalizzazione delle tematiche crime, ma un tentativo splendidamente riuscito e largamente imitato nel seguito (non solo sul grande ma anche sul piccolo schermo), di contaminare tal genere, fino ad allora poco flessibile, con sfumature più umane, meno melò. Intreccio, personaggi convincenti, sospensione narrativa e anche qualche sano sorriso: The Sting è veramente un cult che non può mancare nella biblioteca di un cinefilo. 

 

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