Regia di George Roy Hill vedi scheda film
7 Oscar non si regalano certo, e qui nessuno intende confutarli. Piuttosto s’intende metterne in discussione qualcuno. “La stangata” è un film indubbiamente di prim’ordine. Cast di grido, staff affiatato, collaborazioni esterne affidate a musicisti, scenografi e costumisti di grande richiamo. Il film funziona ed ha un suo stile. Si parla del furfantello Hooker (Redford), che finisce nelle grinfie di un’ispettore pedante, ma soprattutto di uno dei boss della mala (Robert Shaw)). Su consiglio di un amico, che poi verrà trovato morto, Hooker decide di rivolgersi a Gondorff, truffatore professionista sulla via del declino (Newman). Insieme i due organizzeranno una serie di truffe per incastrare il boss fino a giungere alla stangata finale, con cui sottrarranno con estrema furbizia centinaia di migliaia di dollari.
Le agognate statuette (film, regia, montaggio, sceneggiatura, costumi, scenografia, musica) sono distribuite maluccio: nulla da dire su montaggio (furbetto, ma efficace, con tendine e oblò a ripetizione e la divisione in capitoli); stesso discorso per regia, costumi e musica.
Qualche dubbio in più sulla sceneggiatura, carente nella caratterizzazione del boss truffato, che sembra uno sprovveduto (perché non legge i risultati delle corse il giorno dopo sul giornale?) e soprattutto sempre solo (se si eccettuano i due buffi scagnozzi).
La scenografia: particolarmente convincente negli interni, scadentuccia nella mise en abime del treno, decisamente irreale negli esterni, costruiti con evidenza in un teatro di posa: insomma belli, ma non da Oscar.
Nel complesso (e questa è l’analisi del premio al film), una pellicola fortunata: soprattutto per aver partecipato ad un’edizione degli Oscar in cui la concorrenza era rappresentata solamente dal “L’esorcista”, che da 10 nominations vinse solo 2 premi. L’Oscar a “La stangata” dunque rappresenta la summa degli Oscar precedenti più che il riconoscimento ad un film che, nella sua bellezza, risulta comunque sopravvalutato, manifestando i primi scricchiolii nel sistema di assegnazione delle statuette, completamente deflagratosi negli anni ’90 e seguenti.
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