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Basic Instinct

Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Basic Instinct

di AtTheActionPark
6 stelle

La pessima fama critica di cui gode Basic Istinct non mi sembra del tutto fondata. Certo, i difetti sono abbastanza palesi: su tutti, la sceneggiatura grossolana e kitsch, come è stato sottolineato da più fronti [1]. Questo però, secondo me, non esaurisce gli spunti di interesse che contiene il film di Paul Verhoeven. Il problema di Basic Istinct è che vorrebbe farsi anti-thriller come nella più celebre tradizione depalmiana, ma non ha, in fondo, il coraggio di portare fino alla fine questo intento. Il film non ha catturato la critica più ferrea – quello che loda, sostanzialmente, anche il cinema più oltraggioso di De Palma, come ad esempio il bellissimo Doppia personalità -, proprio per la sua natura ibrida, a metà strada tra il compromesso commerciale (e la dozzinalità), e la riflessione metalinguistica che mette in atto. Perché, ad uno sguardo attento, Basic Istinct pone in campo tutta una serie di questioni-chiave di certo cinema americano, senza mancare di metterli in discussione. In particolare, è dal cinema noir che il film di Verhoeven attinge a piene mani. Chaterine è la tipica femme fatale che tante volte abbiamo visto sullo schermo [2]. Lei è l’oggetto del desiderio maschile. La sequenza dell’interrogatorio – celebre più per altri motivi – è, in questo, evidente. La donna è, sostanzialmente, il “controcampo” (irraggiungibile) di uno sguardo maschile totalmente assuefatto e inerme. Il film, nella sua natura di neo-noir, infrange tutta una serie di tabù del cinema classico, in particolare ponendo come dichiarato il tema della sessualità, anziché celarlo. I dialoghi insistono continuamente e ossessivamente sul sesso. Basic Istinct – titolo già di per sé esplicito - è noto per le sue scene di nudo, ma meno frequentemente si è sottolineata la stessa esplicitazione anche nei dialoghi, letteralmente ossessionanti. Questa “storia dell’occhio” – e il riferimento a Bataille non è casuale – è, però, altamente reazionaria e misogina. Il potere di dominio (e di morte) di Chaterine verrà comunque domato da Michael Douglas nella sequenza finale, in cui la donna rinuncerà ad ucciderlo con il suo fallo-rompighiaccio. Come nel precedente (e sottovalutato) Attrazione fatale, anche con Basic Istinct ci troviamo di fronte ad un film che tende a “rimettere” al suo posto la donna fatale. Certo, però, non senza aver messo bene in evidenza la fallacia e la debolezza del maschio. Un film, dunque, altamente ambiguo; notevole anche nello studio e nell’esibizione dei corpi, spesso resi “immagini” di loro stessi attraverso l’uso ossessivo di specchi e riprese video. Un film, in sostanza, da non buttare completamente, pur riconoscendone i palesi difetti e le discutibili ingenuità.

 

[1] Roberto Escobar, sul «Sole 24 ore», scrisse una stroncatura tanto divertente quanto capziosa, perché tutta costruita su di una frase-scivolone quale «Il mondo stia in guardia.» pronunciata da Sharon Stone-Chaterine Trammell. 

[2] Le citazioni si sprecano: dalla Donna che visse due volte – nelle pettinature di Chaterine, nella città di Los Angeles, nei pedinamenti ossessivi di Michael Douglas – a La fiamma del peccato – come non ricordare la discesa dalle scale dell’amante lesbica di Chaterine.

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