Karen, fotografa danese, durante un viaggio di lavoro a Varsavia si concede un'avventura extraconiugale con un affascinante professore universitario, Maciek. Anche lui è sposato e, quando la donna torna a Varsavia per riallacciare i rapporti, decide di troncare la pericolosa relazione; Karen si trasforma pian piano in una spietata stalker.
Dopo una serie di lavori in cortometraggio o per la televisione e terminata la trilogia sulla società danese (La panchina / L'eredità / Gli innocenti), Per Fly dirige questo thriller a sfondo erotico dall'impatto esteticamente modesto, ma interessante dal punto di vista dei contenuti. La donna che sognò un uomo (traduzione letterale: come titolo non invoglierebbe a recarsi in sala neanche i parenti stretti del regista) è una storia di ordinario stalking in questi anni, i primi del terzo millennio, che vedono ingigantirsi la questione, portata alla sensibilità del più vasto pubblico solitamente con un approccio del tutto opposto a quello attuato qui da Fly e dalla sua co-sceneggiatrice Dorthe Warno Hogh. Perchè questa pellicola racconta lo stalking subito da un uomo ed effettuato da una donna, certo non meno pericoloso di quello da uomo a donna, ma generalmente ignorato completamente dai media. Un film coraggioso, quindi, che lascia però in secondo piano il carattere di denuncia per far affiorare in superficie la storia di fiction, piuttosto risaputa e insipida, che tira in ballo i consueti luoghi comuni delle tresche extraconiugali; peraltro le figure dei rispettivi marito e moglie traditi dai due protagonisti non sono quasi per nulla psicologicamente definiti, apparendo in sostanza più marionette che veri personaggi all'interno della trama. Al di là di queste osservazioni, l'opera scorre fluida e le interpretazioni di Marcin Dorocinski e Sonja Richter funzionano in maniera (non esaltante, ma di certo) accettabile. 4/10.
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