Per le feste natalizie, in una baita norvegese appositamente affittata, quattro figli adulti e le rispettive famiglie si riuniscono ai genitori, ma il capofamiglia Gunnar - con il vizio della bottiglia - si lascia un po' troppo andare. Il dramma è alle porte.
"Quando le notti sono lunghe", Nar nettene blir lange, è il titolo originale; secondo lungometraggio per la regista norvegese Mona J. Hoel, il film è anche conosciuto come 'Dogma #19', ovvero la diciannovesima pellicola a essere ufficialmente accreditata come facente parte del filone ideato nel 1995 (Dogma 95, appunto) da Lars Von Trier e Thomas Vinterberg. Le regole del manifesto di Dogma 95 sono poche e semplici, nel segno del massimo verismo: niente luci extradiegetiche (illuminazione naturale); montaggio serrato, nervoso, che replica l'ideale percezione di un essere umano; trame e dialoghi quanto più reali possibili, cioè non per forza di cose sempre pregni di elementi significativi; trucco, scene, costumi: tutto reale, al netto dell'opera dei relativi professionisti comunemente presenti su un set: niente truccatori, scenografi o costumisti. Cabin fever - questo il titolo internazionale del film - è una specie di sequel natalizio di Festen (Vinterberg, 1995, Dogma #1): una riunione di famiglia che, fra litigi, traumi irrisolti e comportamenti inadatti al contesto, finisce drammaticamente. Più che un kammerspiel perchè l'azione non manca (e qualche esterno neppure), meno di un film 'completo', cioè non legato alle regole del Dogma: Cabin fever è una visione gradevole, certamente qua e là ingenua o carente dal punto di vista formale, forse nei contenuti non troppo originale, ma nella quale non si fanno attendere nè i siparietti leggeri (comprese le buone caratterizzazioni dei personaggi), nè la furia della tragedia incombente che attanaglia tutta la seconda metà della trama. Sceneggiatura della stessa Hoel, interpreti quasi tutti norvegesi, fra i quali i nomi maggiori sono quelli di Svein Scharffenberg, Krister Henriksson, Kari Simonsen e del polacco Zbigniew Zamachowski. 4,5/10.
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