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We Monsters

Regia di Sebastian Ko vedi scheda film

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La recensione su We Monsters

di OGM
6 stelle

Charlie è sparita nel nulla. E stare con Sarah fa perdere il senno.

Una normalità qualunque. Scontata fino alla noia,  fino al non saper cosa dire, sia nello starci dentro, sia nel volerla raccontare. La solita vicenda borghese di famiglie prima disgregate, poi allargate, vissute pericolosamente sul filo delle idee alternative, tra la musica che riempie sogni ormai passati e le piante da coltivare ogni giorno, un po’ come l’amore in cui, nonostante tutto, si continua a credere. Per Paul e Christine, quarantenni separati con una figlia adolescente ed altre relazioni da portare avanti, la vita si è rinnovata restando ancorata al suo inguaribile grigiore. Si mantiene ostinatamente opaca come i toni di questo film, in cui anche il suono appare consumato dall’attrito con l’atmosfera priva di vento, densa del pulviscolo di ragioni non più chiare. La giovane Sarah si trova inutilmente a soffocare, lì nel mezzo, in un silenzio a cui, ad un certo punto, intende ribellarsi, trasformandolo in bugia, segreto, omertà. L’ombra sonnolenta si riempie allora di una vibrante inquietudine, che sa pur sempre di boschi nebbiosi e vetri appannati, però è comunque in grado di iniziare un discorso, di concatenare eventi, di innescare un’evoluzione incontrollabile, tale da liberare, in tutta la sua creativa ed acrobatica perfidia, l’infernale vortice del nonsenso. Una ragazzina si accorge come la malizia sia un artiglio timido ma pungente, che basta tirare fuori appena un poco per graffiare la tediosa superficie di un’abitudine stagnante, e squarciare definitivamente quella ottusa forma e sterile forma di tranquillità che rende  invisibile lei ed i suoi simili. Il giocattolo, una volta docile e inerte nelle mani degli adulti,  si rompe in una maniera misteriosa, che incute paura, che congela la partita e fa venire voglia di scappare. Tutto ciò che accade, da quel momento in poi,  è frutto dell’occulto potere del terrore di uomini e donne che d’un tratto si scoprono impreparati, inadeguati a rispondere a situazioni anomale che non riescono a mettere a fuoco, tanto da non saper decidere se siano proprio terribili o semplicemente molto scomode. La storia rimane imbambolata nel loro imbarazzo, ossia in uno stallo foriero di sventure, cattiverie, passi falsi. Una maledizione fatta in casa, con ingredienti futili. L’inconsistenza si materializza in una mostruosità sfuggente, che ulula di nascosto, nel buio, chiedendo solo di essere sovrastata dall’obbligo di tacere. Nel serraglio dell’incomprensibile si parla poco e non si pensa. Si agisce male e non si prova nulla. Le belve sono prede, inconsapevoli di essere, tutte insieme, l’una e l’altra cosa. 

 

Ulrike C. Tscharre, Mehdi Nebbou

We Monsters (2015): Ulrike C. Tscharre, Mehdi Nebbou

 

Janina Fautz

We Monsters (2015): Janina Fautz

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