Regia di Justin Kurzel vedi scheda film
Per chi non è tanto a conoscenza del videogame "Assassin's Creed", il quale è tra i brand più seguiti del mondo cyberludico, si tratta della lotta secolare tra Templari e Assassini: i primi vogliono il controllo della società, gli altri ribadiscono l'importanza della natura umana, a costo di atti di violenza reciproci, per la sfida tra Ordine e Umanità. Nove le versioni del gioco, di anno in anno, fino alla produzione di questa pellicola, che vede Michael Fassbender nei panni doppi dell'omicida Cal Lynch e del suo antenato Aguilar, vissuto alla fine del Quattrocento: sottratto alla pena di morte da scienziati facenti parte dei Templari, su di lui viene condotto un esperimento, per ricostruire la storia dell'avo e della sua lotta contro i predecessori dell'Ordine. Si riunisce la triade di "Macbeth", uscito lo scorso anno, con il regista australiano Justin Kurzel, e i divi Fassbender e Marion Cotillard, in un film che mescola fantascienza e azione su uno sfondo storico, visto che mette in mezzo anche Torquemada e Cristoforo Colombo: il risultato è altalenante, con buone sequenze action, nelle parti ambientate nel passato, e fin troppa seriosità nella parte moderna, dividendo nettamente l'illuminazione tra un monocromatismo bluastro in questa, e colori desaturati ma più vivi nella tranche del Quattrocento. Fassbender ci mette molta fisicità, la Cotillard è costretta ad un'ambiguità fin troppo elaborata, Jeremy Irons è un gelido avversario del protagonista, ma le due apparizioni di Charlotte Rampling e Brendan Gleeson, interpreti di ottimo livello, in parti senza spessore, non rendono loro giustizia. Nello scontro per il libero arbitrio, senza fare paragoni sulla qualità piuttosto fuori luogo, aveva già detto meglio e più a fondo Kubrick quarantasei anni fa, con "Arancia meccanica".
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