Regia di David Victori vedi scheda film
David Victori, da Madrid con idee, voglia di fare e due produttori mica da ridere alle spalle: Ridley Scott e Michael Fassbender. Il risultato dell'operazione è un cortometraggio (mica tanto, mezz'ora) dal contenitore americano e dal contenuto europeo che funziona poco sotto molti aspetti. Estremamente brillante l'idea di partenza: il mondo intero assiste impietrito alla progressiva scomparsa della forza di gravità. La Legge della fisica per antonomasia che lascia i terrestri col culo per terra, o meglio, per aria. Accanto a questo macro-problema, vengono inserite le micro-vicende di un padre rimasto vedovo (un poco convincente Ryan Eggold) e di suo figlio (il classe 2002 Felix Avitia). Non è un rapporto delineato alla perfezione, il che va ad aggiungersi ad altri difetti di sceneggiatura e scrittura.
Non è una questione da poco, giacché tutti i riferimenti all'interiorità e alla spiritualità che il film vorrebbe scaturire risultano invece poco fruibili e un filo pretenziosi proprio per la mancanza a monte di sostanza. Per esempio, il rimando alla fisica che fallisce e al trascendente come unico rifugio per un essere umano che non può comprendere tutto ciò che gli gira attorno è presente, capisci che il regista vuole dirti qualcosa a riguardo, ma non riesci a comprenderlo fino in fondo, né tantomeno a trarne uno spunto di riflessione. Un gran peccato, perché il film è visivamente interessante e sorretto da buone fondamenta, ma la costruzione lascia un po' a desiderare.
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