Regia di Stefano Lodovichi vedi scheda film
Cinque anni prima, il figlio di una coppia che vive in Val di Fassa, quattro anni di età, sparisce misteriosamente in una notte in cui viene celebrata una festa di paese con figure delle leggende locali: un giorno, il bambino, cresciuto, ritorna dal nulla, e invece di portare speranza e felicità, il suo arrivo crea tensioni fortissime, paure e disagio. Il padre era stato accusato di averlo ucciso, la moglie ha crisi di nervi, il padre della donna è convinto che ci sia di mezzo qualcosa di diabolico, e la gente della località scansa la famigliola ricongiunta. Cosa è successo davvero? Un thriller all'italiana, oggi, suscita curiosità, vista la carenza di cinema di genere: però che pochezza nella recitazione ( salvabile, ma appena, Nigro in un ruolo però monocorde), nella scrittura, nello sviluppo della storia. Un lungometraggio invaso da una cupezza assoluta, i cui personaggi hanno, dal primo all'ultimo, comportamenti sconcertanti, non si prova che fastidio per un insieme di odiosi, bambino compreso, perchè ammazza un cane piuttosto gratuitamente, che annoia e deprime, più che suscitare tensione e porre interrogativi. Azzarda un approccio horror per perdersi poco dopo in pastoie da giallo vago, che procede a tentoni. E quando il padre del bambino apre uno sportello della mensola di cucina, trovando una bottiglia con scritto "Grappa", come nelle recite del doposcuola, rimane solo da aspettare la fine, più irritati che mai da una storia che richiama la tragedia di Cogne, ma senza serietà.
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