Regia di João César Monteiro vedi scheda film
Il titolo è una frase attribuita alla mitologica figura di re Sebastiano, che alla fine del Cinquecento guidò la propria spada alla conquista delle terre dei mori infedeli, in una crociata sanguinosa da cui mai ritornò. Nacque però il cosiddetto sebastianismo, movimento ideologico che sostiene che Sebastiano, mai realmente morto, un giorno tornerà in patria a guidare la riscossa concreta e morale del Portogallo. Ecco, la rivoluzione dei garofani del 1974 - atto sostanzialmente incruento e ben visto dalla larga maggioranza dei portoghesi - è stata facilmente ricollegata ai princìpi del sebastianismo, con il quale spartiva senza dubbio la volontà di una rigenerazione nazionale e il rinnovato sentimento di un'unità ormai dimenticata da un popolo vessato da oltre quattro decenni di dittatura. Joao Cesar Monteiro, cineasta raffinato e intellettuale, affila le sue armi polemiche in questo documentario della durata di poco più di un'ora (sua è anche la sceneggiatura, firmata insieme a Maria Velho da Costa), in un laconico bianco e nero, che rappresenta il suo primo mediometraggio dopo due corti e l'esordio in lungometraggio di tre anni prima (Fragmentos de um filme-esmola: a sagrada familia). Tutti lavori ad alto potenziale simbolico e dalla elaborata resa estetica; se qui la seconda viene minimamente sacrificata (data l'urgenza degli argomenti e la forma cronachistica di buona parte della narrazione), il primo però non viene sacrificato: basti ricordare che Que farei-eu com esta espada si apre con le immagini dell'arrivo via nave di Nosferatu (quello di Murnau, 1922) in montaggio parallelo con le portaerei Nato che intervengono - non richieste - sulla situazione lusitana. L'ingerenza degli americani è uno dei primi temi della pellicola, che tratta anche la riscoperta di una passione politica di sinistra da parte del popolo portoghese, la questione delle colonie africane e dei loro figli cresciuti in Portogallo e altri argomenti all'epoca centrali per il nuovo corso politico, economico e sociale del Paese. Non manca un segmento comico-surreale e pruriginoso, tipico del Monteiro futuro, con l'intervista a una divertita prostituta. 6/10.
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