Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film
Sulla scia delle recenti produzioni western, Antoine Fuqua mette mani sullo storico 'The Magnificent Seven', a sua volta rivisitazione de 'I Sette Samurai' di Kurosawa.
Per un amante del western cinematografico quanto me, prodotti come questo remake di Fuqua non possono che risultare sbagliati sin dalla propria concezione; tra omaggi e citazioni più che altro relativi (e probabilmente, nemmeno voluti), ciò che prevale altro non è che una scarsa coscienza – e conoscienza – di quello che è stato il pioniere della settima arte, unica ragione per la quale si scorge con fatica del fascino che rende il tutto a tratti godibile. Manca lo sporco, manca lo spirito malato del selvaggio west e, sopratutto, manca la lentezza ove ogni cosa è frenetica e totalmente priva di tensione. Ancora una volta, qualche cappello, un paio di comparse che sputano e duelli di sguardi (affrettati inutilmente ed erroneamente) - unici elementi realmente western che ho ravvisato in questo film - non bastano per rivitalizzare il genere, ne tantomeno per sfiorare la grandezza dell'opera originale, che presentava un cast di assoluto livello. Nemmeno il cast di questo remake è da meno (certo, Ethan Hawke non è Charles Bronson come Christ Pratt non è Steve McQueen), ma non bastano i grandi nomi per sollevare la baracca, specie se la maggior parte di essi risultano sprecati a causa di una becera caratterizzazione dei rispettivi sette pistoleri; Vincent D'Onofrio fra tutti, un personaggio il suo a tratti imbarazzante. Stesso discorso vale per il comanche Red Harvest, che si unirà alla causa del gruppo senza un preciso motivo; e poi c'è Denzel Washington, nello stesso identico ruolo del personaggio "eroico" affidatogli da Fuqua (e non solo) negli ultimi anni. Incredibilmente, c'è del buono nell'unica cosa che meno ci si sarebbe aspettati dal genere: l'ambiguo rapporto tra i personaggi del già citato Ethan Hawke e Lee Byung-hun, anch'esso purtroppo affrettato (come ogni cosa nel cinema di Fuqua) e mal gestito dalla scrittura di Nic Pizzolatto.
Peccato, non tanto per una fantomatica rivincita di Fuqua quanto per una rivalsa del western classico, che non smetterò mai di attendere speranzoso.
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