Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film
Buon approccio al western per Antoine Fuqua che rinnova la collaborazione con Denzel Washington ed Ethan Hawke, già diretti nell'ottimo Training Day (2001). Il film è un remake del successone (in Europa, meno in America) diretto nel 1960 da John Sturges. Non si contano i morti, davvero copiosi, assai di più di quanti se ne contassero in uno spaghetti western. Molte le citazioni al cinema western italiano, persino a Lo Chiamavano Trinità con l'esercito di reietti formato da Washington che prova a istruire i cittadini del piccolo villaggio di Rose Creek per muoverli contro il bullo di turno (l'ottimo Peter Sarsgaard). Rimandi poi al Cuchillo di Tomas Milian, si veda il duello pistola contro duello sostenuto dal personaggio di Lee Byung-Hun (cinese abile nell'uso delle armi bianche).
Il soggetto, al di là di essere un remake, è trito e ritrito. I dialoghi non brillano, ma il cast artistico è altamente qualitativo e permette allo spettatore di passare oltre. A parte alcune caratterizzazioni, tra cui il giocatore d'azzardo illusionista interpretato da Chris Pratt, gli sceneggiatori dicono assai poco per quel che riguarda il copione. Notevoli, invece, sono le scenografie e la fotografia. Fuqua esalta a dovere le location e rende il film uno spettacolo visivo. L'azione è continua. Si spara, si cade da cavallo e si corre sui tetti di abitazioni in fiamme, tra cannonate e fucilate. Certo, non ci si annoia, ma la storia è banale. Solo nel finale irrompe l'indimenticabile colonna sonora di Bernstein. Il resto delle musiche sono dello sfortunato James Horner, deceduto poco dopo aver consegnato il materiale.
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