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Balle spaziali

Regia di Mel Brooks vedi scheda film

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La recensione su Balle spaziali

di champagne1
6 stelle

Mel Brooks si diverte a giocare con una parodia dello scenario e i personaggi di Star Wars,  con la licenza ovviamente di gestire i testi in modo da far emergere il doppio senso sessuale ogni volta che si possa. 

 

Spaceballs riprende i  protagonisti essenziali della saga di Lucas ma li riscrive creando le dovute dissonanze dagli originali.

In particolare, quello che era Chewbecca diventa Rutto il can-uomo (mezzo uomo e mezzo cane: sono il migliore amico di me stesso), il robot D-3BO diventa una robottina dama di compagnia (con la voce in italiano di Tina Pica), che ha lo scopo di salvare la verginità  della principessa Vespa; l'inquietante Dart Vader si tramuta nel temuto ma minuscolo Lord Casco interpretato da Rick Moranis, che a me fa ridere già solo con la sua fisicità, le smorfie e i suoi occhialoni.

 

Passando dallo jedi Yoghurt (alter ego dell'originale Yoda), interpretato dallo stesso Mel Brooks che si aggira in ginocchio per simulare la bassa statura, dai titoli di testa che sembrano fluttuare nella galassia (l'ultimo dei quali, il più lontano, afferma: se riuscite a leggere questo, non avete bisogno di occhiali), dalla astronave infinita che arriva sullo schermo nelle prime sequenze e dura un tempo apparentemente interminabile, tra citazioni che abbracciano anche altri titoli della fantascienza cinematografica, lo spettatore avrà tempo e modo di sorridere anche quando alcune parti del film segnano la stanchezza e la pochezza della sceneggiatura.

 

Andrebbe fatta a parte una considerazione su tutti i giochi verbali e la gestione di questi nell'adattamento italiano, non sempre efficace.

A partire da Lord Casco, l'alter-ego di Dart Vader, che in realtà si chiama Dark Helmet, in cui helmet in inglese significa sia casco che organo sessuale; Rutto, il canuomo, in originale si chiama Barf, che è sia onomatopeico sia un richiamo allo slang che significa vomito; e la frase che viene pronunciata quando Vespa imbraccia il fucile ("Non male? Questo era meglio di Rambo") viene completamente cassata in italiano.

 

Ma è il finale a regalare due ultime scene gustosissime. La prima è nella stazione di servizio spaziale in cui Lone Starr (Bill Pulmann, alter-ego di Ian Solo) si ferma a fare rifornimento, una sorta di bar anni '50, e in cui si trova un gruppo di viandanti in pausa tra cui si riconosce ... John Hurt, il quale comincia a sentirsi male finché dal suo addome non fuoriesce un piccolo xenomorfo, esattamente come in Alien.

La seconda quando, a causa della esplosione della mega-astronave con fattezze da Statua della Libertà, due frammenti cadono a ridosso degli scogli sull'oceano, mentre due scimpanzé arrivano cavalcando esattamente come ne Il Pianeta delle Scimmie del 1968.

 

Rick Moranis e Mel Brooks discussero se produrre un sequel: Spaceball III: alla ricerca di Spaceball II; il titolo da solo fa già molto divertire, ma evidentemente non riuscirono a costruire una sceneggiatura all'altezza e il progetto decadde nel nulla.

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