Regia di Mario Soldati vedi scheda film
Nella Comacchio dell'immediato secondo dopoguerra, Nives è una bella operaia che vive lungo il fiume e Gino uno scapestrato contrabbandiere. A dispetto della di lei diffidenza, l'uomo riesce a conquistarla; ma appena Nives rimane incinta, Gino la abbandona. Per ritorsione lei lo denuncia e lui finisce in galera. Qualche anno dopo, trasferitasi altrove, Nives viene raggiunta da un vecchio conoscente che la avverte dell'evasione di Gino. Il dramma è solo alle porte.
E dire che gli ingredienti c'erano tutti. Ma spesso nel cinema la ricetta meglio calcolata è proprio quella che sortisce gli effetti più disastrosi. Non che La donna del fiume sia un brutto film, tutt'altro: ma si tratta di una visione non facilmente digeribile, di un lavoro costruito in maniera fin troppo macchinosa e pertanto scopertamente prevedibile nei suoi snodi centrali, come dire: un lavoro ben fatto, ma senz'anima. Pare evidente sin dall'inizio che l'intento sia quello di scimmiottare Riso amaro (Giuseppe De Santis, 1949) e, vedendo che si tratta di una produzione Carlo Ponti e che la protagonista è Sophia Loren, è davvero elementare constatare che si tratta di una sorta di trampolino in grande stile per la protagonista. Che fa pure la sua ottima figura, nulla da eccepire; così come non si possono criticare gli altri elementi del cast artistico (Rik Battaglia, Gerard Oury, Lise Bourdin sono i principali) e soprattutto tecnico (fotografia di Otello Martelli, montaggio di Leo Catozzo, musiche di Lavagnino e Trovajoli). Ma la debolezza principale della pellicola è quell'effetto polpettone della trama, incluso l'insipido finalmente solo in apparenza accomodante, il che rende ancora più difficile dichiarare che la sceneggiatura è un parto di firme illustri quali quelle di Mario Soldati (anche regista del film), Giorgio Bassani, Florestano Vancini, Basilio Franchina, Antonio Altoviti e – attenzione attenzione – Pier Paolo Pasolini, alla sua prima firma su un copione. Disastro completo, poi, se si valuta il fatto che il soggetto era stato scritto da Alberto Moravia ed Ennio Flaiano: tanto ingegno e tanto mestiere per un risultato assolutamente modesto. 4,5/10.
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