Regia di Shion Sono vedi scheda film
Opera magnifica e che suscita nello spettatore riflessioni sulla natura umana. La sofferenza nata dagli errori di una razza imperfetta e la riconquista di una sorta di speranza vengono magistralmente narrati dal grande Sion Sono.
La stella sussurrante.
Di quale stella stiamo parlando? La stella che da il titolo al film è magari la protagonista, che vaga silente per lo spazio profondo? O forse sono proprio le stelle che ogni notte ammiriamo in cielo ad assistere silenti alla scomparsa della razza umana? E quei sussurri che ogni tanto ci fanno meditare sulla nostra esistenza, vengono forse dalle stelle che ci illuminano la via da percorrere?
La luce nei film di Sion Sono è la vera protagonista. Una luce in questo caso filtrata da un elegante bianco e nero, che conduce lo spettatore in una dimensione completamente estranea a quella in cui vive. Una fotografia che riesce ad esaltare le immagini poetiche e allo stesso tempo minimaliste del regista, che dirige il film con una mano posata e genuina. Il cinema che esce fuori dalla visione di queste immagini che catturano solo l'essenziale e da questa storia ambientata tra le stelle è un miscuglio molto particolare che unisce Béla Tarr, Bergman e Tarkovskij alla fantascienza più retrò che possiamo ritrovare in film come Una Donna Nella Luna di Fritz Lang. Quella sensazione di vecchio e di amore verso il classico lo ritroviamo pure nella nave in cui è ambientata buona parte della pellicola, dove tutti i macchinari fantascientifici lasciano spazio a una comune cucina e dove l'intelligenza artificiale che accompagna la protagonista è un Hal 9000 che ricorda una radio anni '20. Il perfetto connubio tra il classico e il progresso, che messi assieme formano qualcosa di diverso e sconosciuto.
Il regista non si limita a un normale gioco di luci, guida la sua attrice principale in uno spazio fisico dove la desolazione ha la meglio sia sulla macchina che sull'uomo. L'esistenza umana viene messa in scena da Sion Sono come una perenne foschia oscura intervallata da brevi spiragli di flebile luce. Una luce a cui aggrapparsi per mantenere quel poco di umanità che ci è rimasto.
Che cosa cerca l'uomo in questo tetro e deprimente universo? Egli altro non è che un piccolo pezzo di polvere in un vasto e infinito vuoto. Lo spazio profondo messo in scena da Sion Sono è un guscio dalla straordinaria bellezza ma privo di vita, come privi di anima sono la maggior parte delle comparse del film. Quel vuoto inesistente dello spazio è in realtà la descrizione del vuoto altrettanto grande presente nel cuore degli uomini, destinati ormai all'estinzione in quanto vittime dei propri errori.
L'errore che ha contraddistinto ogni uomo e che il regista descrive è la perdita d'umanità. Nel mondo di The Whispering Star l'uomo è stato talmente accecato dall'avanzamento della tecnologia e dalla colonizzazione di nuovi pianeti da perdere interesse nei rapporti umani. Resosi conto del proprio errore l'uomo non può far altro che assistere inesorabile al proprio declino, ma a rendere questa malinconica disfatta più confortante ci pensa un meccanismo che ha sempre rafforzato l'animo umano.
Il ricordo.
Ogni pacco consegnato dall'androide protagonista non è un futile oggetto di consumo come quelli che ordiniamo su Amazon, ma un vero e proprio pezzo d'umanità che racconta una storia. Una storia risalente a prima che l'uomo perdesse la fede nelle altre persone. Oggetti che riportano la memoria a prima che tutte quelle vite a Hiroshima e Nagasaki fossero strappate con la stessa velocità di un battito d'ali di una falena. O prima che un disastro nucleare terminasse la vita di altrettante persone a Fukushima, dove molte scene di questo film sono state girate. Il fantasma che alleggia per tutta l'opera è quello di un'umanità dal cuore spezzato che ha ormai ceduto ai suoi errori.
L'androide compie in quest'opera un viaggio di scoperta. L'interrogativo più grande è cosa spinga l'essere umano a continuare ad andare avanti. Ella stessa ricerca una forma d'umanità, nonostante il fatto che il tempo non la scalfisca renda apparentemente impossibile l'empatia con ogni forma di vita umana. Essendo il tempo ciò che l'uomo teme di più come può essere umana una macchina incapace di sentire lo scorrere delle ore? La protagonista (interpretata splendidamente e con un suo particolare fascino) cerca di ricongiungersi con un'umanita che sembra non appartenerle. Le registrazioni che tiene all'inizio per i successivi proprietari della nave altro non sono che una soddisfazione personale, la cosa che più si avvicina a una voce che illumini la sua solitudine. La decisione istintiva di rompere l'intelligenza artificiale si rivela ben presto un gesto senza senso, in quanto la stessa protagonista riconosce nella voce del macchinario l'unica sorta di forma di vita capace di accompagnarla nel suo viaggio tra un pianeta e l'altro.
Se ci fate caso lei continua a preparare il tè e a pulire il pavimento. Ma a cosa le serve fare queste cose se lei è un androide? L'unica cosa che le serve per vivere sono delle batterie, ovvero concentrati di energia che la tengono viva. Le azioni quotidiane che ripete in modo monotono altro non sono che un tentativo di andare incontro alla pace che lei tanto desidera.
Tra i vari incontri ci saranno molte figure che le faranno apprendere di più sull'umanità, che davanti al suo inevitabile tracollo sembra essere riuscita a trovare una sorta di unione, anche perché a differenza di prima ora ha qualcosa a cui aggrapparsi. L'incontro con l'emarginato vagabondo che trasporta una lattina con la scarpa è forse il più emblematico. Il vagabondo compie infatti il gesto di portarsi dietro un oggetto trovato per strada, unica fonte di rumore in quella landa desolata in cui vive. In assenza di ricordi e affetti anche una futile lattina vuota appare come qualcosa che può appagare le esigenze di ognuno di noi.
La struttura didascalica, la divisione in base al giorno della settimana e l'assenza di ritmo assumono la forma dello stato d'animo del personaggio principale, che più apprende sull'umanità e meno capisce come può raggiungere una sorta di pace interiore che possa permetterle di fuggire dalla desolazione che vive ogni giorno.
Il viaggio finale è verso un mondo senza suoni, dove l'unica cosa che è sopravvissuta è la genuina esistenza dell'essere umano. Un lungo corridoio di ricordi, dove viene riassunta la bellezza dell'unione tra le persone, che nessun macchinario riuscirà mai a replicare. L'uomo vive ormai nelle sue memorie, che sono simbolo della negazione del male e degli errori compiuti nella storia umana. Davanti alla consegna del pacco la donna all'interno delle memorie si mette a piangere, probabilmente perché il ricordo di ciò che l'umanità ha sofferto è troppo grande per essere tenuto dentro di noi. Davanti alla visione di questa "comunità di ricordi" la protagonista comprende finalmente che la vera chiave per raggiungere la pace tanto agognata è l'accettazione degli errori dell'uomo e il ricordo della bellezza.
Manda infine anche lei un nuovo pacco con all'interno la lattina, simbolo di un'esistenza che grazie alle nostre piccole azioni quotidiane appare meno triste e vuota.
Non ci è dato sapere il destino della nostra protagonista e dell'umanità. Non sappiamo se quel cerchio di azioni ed errori continuerà a ripetersi fino a che l'uomo (e di conseguenza la macchina) andrà in contro all'estinzione.
Ma ora anche noi abbiamo un pezzo di umanità da tenerci stretto al cuore, un ricordo che possa aiutarci a dimenticare tutta la sofferenza che ogni giorno affligge il nostro mondo.
Arrivato alla terza visione lo posso dire.
Che magnifico capolavoro.
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