Regia di Shion Sono vedi scheda film
La dolce Megumi consegna scatole bianche agli umani superstiti. Un mezzo passo falso per Shion Sono seppur formalmente ineccepibile.
Avendo nella mente il ritmo delle ultime prove registiche di Shion Sono,così veloci, debordanti, quasi convulse, mi ritrovo spiazzato nell’assistere ad un’opera così meditativa, per non dire lenta, ed a tratti muta come l’unica protagonista (un robot-corriere) che naviga nello spazio con l’astronave a forma di casetta di montagna in cui i tempi risultano dilatati ed i gesti all’interno sono giocoforza legati alla routinarietà.
L’attrice Megumi Kagarazaka deve ricordarsi di sostituire le proprie batterie ‘vitali’ mentre la sua occupazione principale risulta quella di tener pulito l’interno della baita-astronave strofinando i pavimenti con maniacale cura.
A 'guidare' la navicella ci pensa il distratto computer di bordo (ricordate Hal 9000) che deve ricordarsi di modificare la rotta ogniqualvolta vada ad incrociare quella dei meteoriti.
Il ‘Megumi delivery service’ sussiste nel recapitare, ai pochi umani superstiti nei diversi pianeti, scatole bianche, non avendo assolutamente l’assillo di pressanti tempi di consegna.
All’interno delle scatole vi sono oggetti che ricordano i tempi passati, cose insignificanti, obsolete o solo souvenir di un tempo che fu.
Minimale, contemplativo e apocalittico, questo ‘The Whispering Star’ potrà essere etichettato come l’ennesima pellicola sul futuro distopico oppure un contenitore vuoto da riempire con le proprie impressioni legate all’esistenza umana (vedendo le immagini desolate dei pianeti visitati pare che l’ottimismo abbia lasciato posto alla disperazione più nera).
Il soggetto e l’idea sulla messa in scena sono del 1990 quindi si capisce come la forma e la sostanza con cui è realizzato si discosti così tanto dalle più recenti prove di Shion Sono, decisamente di più facile fruizione.
Comunque non mi ha convinto fino in fondo nonostante risulti, come sempre per i canoni del regista, così elegante, iper-citazionista e splendidamente realizzato.
In un bianco e nero, che favorisce l’immersione a-temporale e la fascinazione, di quest’opera mi rimarranno ben impresse solo poche sequenze veramente efficaci.
Prima tra tutte l’ultima consegna: l’incedere della donna-umanoide-corriere all’interno di un corridoio con i muri trasparenti ed illuminati che creano un gioco di ombre cinesi presso ‘The Whispering Star’. Luogo dove bisogna stare attenti a non elevare il livello sonoro per non ledere l’apparato uditivo iper-sensibile degli abitanti.
Meraviglia per gli occhi.
Ma tanto basta?
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