Regia di Alex Infascelli vedi scheda film
Arturo è stato un rispettato professionista (architetto) e un uomo sano; ora ha 76 anni, cammina con le stampelle, perde colpi a ripetizione e ha bisogno di un badante. Lo trova in Riad, maturo cingalese che non vede l'ora di tornare in Sri Lanka dalla sua famiglia, dopo aver guadagnato qualcosa lavorando in Italia. Fra Arturo e Riad si instaura una forzata collaborazione che pian piano diventa amicizia.
Le due solitudini dell'era moderna: quella dell'anziano - debole fisicamente e spesso anche economicamente - e quella dell'immigrato, il cui tallone d'Achille è la difficile integrazione sociale; non sempre l'unione però fa la forza e questo mediometraggio di Alex Infascelli lo dimostra con pochi e semplici mezzi. Un piccolo film dai grandi contenuti, realizzato con budget spartano e rapidi metodi di lavoro, nel quale i dialoghi si svolgono guardando direttamente in camera, con fare ingenuo più che maldestro, e i personaggi parlano con parole comuni e contemporanee, reali: un lavoro con evidenti difetti estetici, ma che risulta ben più vero della gran parte dei film nostrani a budget medio/alto coevi. Il finale non è esattamente lieto: nella sua sconvolgente (e dubbiamente praticabile) risoluzione riesce piuttosto provocatorio, a dimostrazione che l'unica via di uscita dall'attuale crisi sta in quella già citata unione che non fa (per il momento) la forza. Ma se cominciassimo a trattare gli immigrati come i nostri connazionali e gli anziani come persone psicofisicamente integre? La vicenda di Ricomincio da ottanta viene da una storia vera, con un soggetto di Gianluca Greco e una sceneggiatura che il regista ha steso insieme a Fabio e Damiano D'Innocenzo. 5,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta