Regia di Christoffer Boe vedi scheda film
Non c'è nulla di offscreen, dietro le quinte, in questo Offscreen. L'unica regola del film è che tutto deve essere per forza on-screen, dentro all'inquadratura c'è la Verità: il terzo lungometraggio diretto da Christoffer Boe (e da lui scritto insieme a Knud Romer Jorgensen) è un'amara riflessione sul mondo dei reality show - palesemente finto per eccesso di ricerca della verità - e sull'impraticabilità di un cinema davvero reale, con evidente frecciatina polemica (ma, parebbbe di capire, affettuosa) nei confronti del Dogma 95 dei colleghi danesi Von Trier e Vinterberg. Il massimo che si può ottenere dalla settima arte è verosimiglianza, è verismo: e a questo aspira, riuscendoci, Offscreen, che trova e riparo e giustificazione per le sue macroscopiche pecche (trama ingarbugliata e poco densa di avvenimenti, quantomeno nella prima ora; realizzazione tecnica miserrima, con riprese a mano in digitale e amatoriali) proprio in ciò, nella sua disperata corsa verso l'annullamento delle distanze fra finzione e realtà. Annullamento impossibile, come ammette divertito lo stesso regista - quello vero, Boe - inserendo nel copione una parte da attore anche per sè, nei panni di sè stesso (e c'è anche un diretto riferimento alle riprese di Allegro, il suo precedente lavoro con Bro protagonista). Il finale è forse eccessivo, ma la tragedia è di casa nel nord Europa; preso come modesto esperimento a tesi, Offscreen può avere il suo fascino. Presentato a Venezia 2006 nella sezione Giornate degli autori, vince lo Young Cinema Award. 5/10.
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