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Les affaires publiques

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Les affaires publiques

di alan smithee
7 stelle

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L'esordio in regia di Robert Bresson avviene con un mediometraggio del 1934, mai uscito al cinema e per anni ritenuto perduto, ritrovato e conservato presso la Cinemathéque de France.

Lo stile umoristico e nervoso del tutto insolito rispetto al cinema che caratterizzerà la carriera successiva del grande maestro, ricorda le commedie slapstick più sfrenate e sfrontate, e la vicenda, incentrata sulla rivalità che si alimenta tra due stati confinanti, denominati Repubblica di Crocandia e Regno di Miremia, che si affrontano in diversi campi con esiti catastrofici, ricorda un pò, come sinistro accostamento, la nostra attuale situazione che vede l'Ucraina invasa dalla Russia, qualora fossimo oggi in grado di poter fare dell'ironia su una situazione ormai sfociata in una tragica guerra di supremazia.

In particolare si assiste a tre inaugurazioni ufficiali, presiedute tutte dal medesimo cerimoniere, e tutte caratterizzate da una serie di gags involontarie che finiscono per turbare o compromettere l'esito lineare di ognuna delle manifestazioni.

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Al suo debutto, lo stile di Bresson è tutto il contrario del minimalismo che andrà a caratterizzare tutti i suoi futuri splendidi lavori.

Gags degne di una comica incalzante, scene quasi interamente girate all'aperto e coadiuvate da un utilizzo di scenografie mobili piuttosto elaborate, necessarie a mettere in pratica i disastri che le varie cerimonie finiscono per creare.

In una scena un ufficiale paffuto in uniforme da cerimonia con tanto di spadone allacciato alla vita, fa danni muovendosi e sollevando le gonne delle signore che lo circondano, in una situazione comica che rimanda alla celebre gag di Amore e guerra con Woody Allen, (quella si "Io ritengo, io ritengo…"), che a questo punto diventa una gustosa rivisitazione di cotanto originale.

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Grazie anche ad un montaggio per quell'epoca frenetico ed altamente elaborato, il piccolo film diventa un rutilante concentrato di surrealismo e di situazione degne di un burlesque: un aereo che precipita quando, dopo l'inaugurazione di una statua con la bocca spalancata, uno sbadiglio compulsivo genera una forma di sonnolenza contagiosa che stende chiunque;  l'entrata in azione di pompieri piromani e anche un po' fachiri; la esilarante inaugurazione di un enorme battello, con la bottiglia che non riesce a frantumarsi e che, sparata con un cannone, finisce per far affondare lo stesso natante.

Nulla di trascendentale visto sotto lo sguardo maliziato dell'occhio moderno, ma in realtà un film esplosivo, rutilante, forte di una comicità tutta visuale, tipica di un'età in cui il cinema nascente aveva bisogno di concentrarsi sul movimento e sull'azione: tutto il contrario di quanto caratterizzerà Bresson nelle sue opere successive, ove l'azione cederà sempre più posto ad un minimalismo in grado di concentrarsi sul sentimento e sullo stato d'animo. 

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