Regia di Martin Zandvliet vedi scheda film
“È possibile provare simpatia per le persone che rappresentano il terrore del regime nazista?" Martin Zandvliet
Siamo in Danimarca , è il 5 maggio 1945 . Oltre 2.000 soldati tedeschi rimasti prigionieri vengono assoldati per disinnescare le mine seppelite sotto la sabbia(15-20 metri circa) posizionate dai stessi tedeschi lungo la costa danese. La maggior parte dei soldati tedeschi prigionieri muore o rimane gravemente ferita. La maggior parte di loro erano solo ragazzi. Con queste frasi si apre e si chiude l'opera cinematografica di Martin Zandvliet, candidato al Premio Oscar per il Miglior Film Straneiro 2017 a rappresentare la Danimarca. Il regista danese ha spolverato crudeli pagine di storia occultate, represse dal suo paese , per motivi palesemente comprensibili, ed evidenziando come nonostante la II guerra mondiale fosse finita, in realtà non tutti la pensavano così. Il sergente danese Rasmussen(ottima l'interpretezione di Roland Møller) esprime il sentimento di rabbia e vendetta, come tante altre persone dopo la guerra provarono nei confronti dei loro carnefici, in questo caso i nazisti. Ma in questo caso il sergente danese a prima vista spietato e cinico, poi si rileverà con lo scorrere della pellicola l'unica persona ad avere dalla sua parte un senso di umanità nei confronti dei suoi "soldati", ovvero ragazzi/ni , che piangono di fronte alla morte di un loro compagno o persona cara, o quando vengono umiliati dai stessi soldati danesi, oppure quando stanno male, o ancora quando soffrono lo si legge nei loro occhi per mancanza di cibo o perchè hanno sete , o ancora sentono la nostalgia di casa. Ma il sergente Rasmussen non è come tutti i suoi colleghi, percepisce questo stato di sofferenza, ha un animo che comprende e riesce a procurare del cibo dicendo una scusa al suo superiore, per i "suoi ragazzi"(come dirà lui stesso nel fim come se fosse diventato per loro una figura paterna) , piange quando il suo cane "incontra" accidentalmente una mina, gioca con loro a pallone sulla sabbia(memorabile questa scena dove per un attimo non c'è più il cattivo o il buono, sono tutti uguali di fronte allo sport sinonimo di unione e spirito di gruppo) li difende fino all'ultimo come dimostrerà la commovente scena finale. Questo film è di formazione oltre per i giovani soldati tedeschi, messi alla prova così duramente da comprendere molto di più dei soldati adulti "maturi", ma anche per la figura del sergente, che dimostra di come non sia dalla parte dei nazisti certamente li odia, ma capisce che tutto questo odio non si può riversare su semplici ragazzi , mandati al rogo o comunque costretti ad espiare tutti i mali del loro paese, e forse neanche sanno cosa sia il nazismo. In un'intervista lo stesso regista dirà: "Tuttavia, in fin dei conti, è davvero solo un film sugli esseri umani. Ti porta in un viaggio che va dall'odio al perdono. La mia intenzione era quella di creare una storia rilevante e lasciare che il pubblico sperimentasse la potenza della paura, la speranza, i sogni, le amicizie e la lotta per la sopravvivenza, attraverso questo gruppo di personaggi. È un film molto umano che esplora non solo la bellezza delle tenebre, ma cerca anche di scoprire chi erano questi ragazzi tedeschi. Condividiamo le loro speranze e preghiamo per la loro sopravvivenza attraverso questo incubo. Dobbiamo credere ancora che possono diventare degli esseri umani, anche se disapproviamo il regime violento di cui facevano parte. In un certo senso ci poniamo la domanda: “È possibile provare simpatia per le persone che rappresentano il terrore del regime nazista?"
Fausto Paparozzi
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