Regia di Martin Zandvliet vedi scheda film
Un film molto duro, molto "maschio", molto rigoroso...a tratti persino disturbante. Di certo un film prezioso in quanto il suo coraggio ti prende allo stomaco e non ti molla. Vi si parla di sentimenti duri, di sacrificio e di sofferenza, senza sconti e senza pietà. Siamo sulla costa occidentale della Danimarca, anno 1945. la Guerra è appena terminata ma i suoi strascichi ancora incombono. Una pattuglia di ragazzini tedeschi, giovanissimi ed inesperti soldatini, vengono deportati dall'esercito alleato e destinati all' individuazione e rimozione dei due milioni (stimati) di mine che Hitler aveva ordinato di piazzare. Ragazzini innocenti che pagano (anche con la vita) espiando le colpe di una nazione. Sullo sfondo un ambiente di militari che sono anime perse, distrutte, corazzati da una cattiveria disumana. Centrale è la figura di un sergente danese, la cui complessità psicologica ci indica una mutazione del personaggio in questione, sullo sfondo di uno scenario drammatico. Non ha spazio alcuna retorica in questo racconto scarnificato ed essenziale, dove la resistenza e la sopravvivenza agli ultimi bagliori della guerra sono tutto. Deflagrano i corpi incolpevoli di giovani soldati. Sopravvive una bambina col suo giocattolo. Un lume di speranza resta acceso. Altri giovani fuggono verso la Vita, abbandonando gli scenari di Morte, in un finale necessario. Il cast è assai motivato (tutti attori danesi dai nomi spesso impronunciabili) a partire dal sergente Roland Moller. Non è un film per tutti. Siete avvertiti.
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