Trama
La Seconda guerra mondiale è finita quando un gruppo di prigionieri di guerra tedeschi viene catturato dall'esercito danese. Ancora ragazzi e non ancora uomini, i prigionieri sono costretti a un nuovo tipo di servizio sotto il comando di un brusco sergente danese. Rischiando la vita, scopriranno che il conflitto è tutt'altro che terminato.
Approfondimento
LAND OF MINE: UN INEDITO RESOCONTO DELLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Scritto e diretto da Martin Zandvliet, Land of Mine porta nei giorni che seguirono la resa della Germania nazista nel maggio del 1945. I soldati tedeschi in Danimarca furono deportati e vennero messi a lavorare per quelli che erano stati i loro prigionieri. Con la minima o nessuna esperienza nel settore, furono inviati a disinnescare più di due milioni delle loro mine dalla costa occidentale danese. Durante l’operazione, più della metà di loro rimasero uccisi o gravemente feriti. Zandvliet fa luce su questa tragedia storica, raccontando una storia che coinvolge l'amore, l'odio, la vendetta e la riconciliazione.
I giovani prigionieri di guerra tedeschi sono confusi, hanno la paura e la sconfitta nei loro occhi. Sprezzante dei tedeschi, per la loro occupazione di cinque anni del suo paese, e con l'intento di punire ciò che resta del regime nazista, il sergente Rasmussen (Roland Møller) fa marciare la sua squadra sulle dune ogni giorno per disinnescare per le mine. Questo compito, apparentemente senza fine, diventa rapidamente una carneficina; e anche in Rasmussen cresce un conflitto di sentimenti nei confronti dei suoi giovani detenuti.
Con la direzione della fotografia di Camilla Hjelm Knudsen, le scenografie di Gitte Malling, i costumi di Stefanie Bieker e le musiche di Sune Martin, Land of Mine parla delle conseguenze della guerra ma ancora di più, di umanità. Zandvliet riesce a far uso di materiale altrettanto convincente per la sua storia di cameratismo, di sopravvivenza e di amicizie inaspettate. Mette in discussione l'esistenza di un male intrinseco che potrebbe esistere in tutti noi. Ma è mai possibile provare simpatia per coloro che hanno rappresentato il terrore nazista?
A spiegare meglio le intenzioni dell'opera, sono le parole dello stesso regista: «La mia intenzione era quella di rivelare un episodio basato su un fatto storico che fa ancora vergognare particolarmente la Danimarca. Molti storici finora hanno evitato l'argomento, comprensibilmente forse. Non volevo assegnare colpe o puntare il dito; mi sembrava interessante fare un film che non guardasse i tedeschi sempre come mostri. È la storia di un camion militare pieno di giovani ragazzi tedeschi, che sono stati sacrificati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Tuttavia, in fin dei conti, è davvero solo un film sugli esseri umani. Ti porta in un viaggio che va dall'odio al perdono. La mia intenzione era quella di creare una storia rilevante e lasciare che il pubblico sperimentasse la potenza della paura, la speranza, i sogni, le amicizie e la lotta per la sopravvivenza, attraverso questo gruppo di personaggi.
L'offerta inglese di prigionieri di guerra tedeschi per le operazioni di sminamento mise il governo danese davanti a un dilemma politico. Rifiutare l'offerta sarebbe stata una decisione molto impopolare sia agli occhi del pubblico danese che delle nazioni alleate circostanti. La Danimarca come nazione aveva ancora una brutta reputazione dopo la guerra. E gli inglesi erano gli eroi assoluti - i liberatori della Danimarca. Tuttavia, costringendo i giovani prigionieri di guerra tedeschi a sminare la costa danese, si potrebbe sostenere che la Danimarca abbia commesso un crimine di guerra.
Ho voluto che questo dramma realistico fosse girato in un universo fantastico, idilliaco, contaminato solo da bunker di cemento grezzo e dalle detonazioni quotidiane delle mine. #L'estate, la sabbia, le dune, il clima caldo e l'acqua erano un richiamo costante alla vita idilliaca che c’era una volta, e la vita che sarebbe ancora una volta risorta dalle ceneri.
Insieme alle migliaia di mine, le esplosioni, la morte e il dolore, tutti questi elementi ci portano nel pieno delle conseguenze della guerra.
Io e mia moglie Camilla Hjelm Knudsen, direttore della fotografia, siamo stati pesantemente influenzati dal look dei film degli anni '60. Si trattava di creare il giusto mix di poesia e di tenebre. Il set doveva essere il più bello possibile, per far fronte all'orrore che si stava svolgendo sullo schermo.
La maggior parte del film si svolge di giorno, in contrasto con l’oscurità mostrata attraverso i nostri personaggi. Mi sono ispirato a gente come David e Albert Maysels. Il modo in cui i fratelli Maysels hanno filmato i loro soggetti era così vulnerabile e sensuale che non si poteva non percepire la presenza dei loro personaggi. È una cosa bella e rara, quando ciò accade. E questo accade solo quando si diventa un tutt'uno con gli esseri umani che si sta guardando e si entra totalmente nel sentimento della scena.
L'idea era quella di creare un senso di vita. Non volevo che la telecamera attirasse l’attenzione sui personaggi, ma volevo che fosse lo spettatore ad essere sempre in grado di seguire gli attori. I personaggi mi hanno sempre interessato più della trama.
Siamo stati fortunati ad avere direttori di casting incredibili, che ci hanno aiutato a evitare gli stereotipi in un certo senso. Abbiamo provinato tutti i ragazzi per tutti i ruoli - nessuno sapeva quale ruolo avrebbe avuto e chi fosse stato selezionato per cosa. Ho scelto quelli che ho ritenuto fossero più naturali per i ruoli. Questi ragazzi sono alle prime armi, dilettanti, se così si può dire. La cosa bella è che è possibile modellarli e plasmarli in quello di cui si ha bisogno, incanalare le loro prestazioni in ciò che si sta cercando. Questo è avvenuto anche per il ruolo principale, non a caso è il primo ruolo da protagonista di Roland in un film.
Consuetudine generale tra i registi è che gli attori debbano essere belli, nel senso in cui la bellezza voglia dire non avere difetti. Ma ho sempre pensato che ogni essere umano sia più interessante quanto più sia possibile vedere la sua storia. È utile conoscere le angosce di qualcuno, vedere le sue cicatrici e sentire i suoi demoni. Non volevo soltanto mostrare i lati brutti, ma credo che la bruttezza dica più di ogni altra cosa su chi siamo come esseri umani.
È un film molto umano che esplora non solo la bellezza delle tenebre, ma cerca anche di scoprire chi erano questi ragazzi tedeschi. Condividiamo le loro speranze e preghiamo per la loro sopravvivenza attraverso questo incubo. Dobbiamo credere ancora che possono diventare degli esseri umani, anche se disapproviamo il regime violento di cui facevano parte. #In un certo senso ci poniamo la domanda: “È possibile provare simpatia per le persone che rappresentano il terrore del regime nazista?"
Si dice che un grande dramma dipenda in gran parte dall'entità del cattivo. Per quanto mi riguarda, è l'uomo che li costringe alla morte, è l’uomo il vero referente del film e dell'odio. #Insieme ai ragazzi, seguiamo quindi il loro custode, il sergente Carl. Per Carl, i mostri si trasformano in esseri umani.
Per me, Land of Mine racconta una storia importante e umana. Una storia per lo più sconosciuta alla maggior parte dei danesi. È stata tenuta nascosta. Appositamente dimenticata. Repressa. È un film sulla vendetta e sul perdono. Su un gruppo di ragazzi costretti a fare penitenza per conto di un'intera nazione».
Trailer
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Commenti (5) vedi tutti
Coinvolgente e commevente ...
leggi la recensione completa di daniele64Viaggio nella profondità dell'animo umano, dall'odio del pregiudizio all'amicizia, al rispetto e al sacrificio. Film meraviglioso e terribile.
commento di IlNinjaVoto personale: 8 - Un viaggio lacerante dall’odio al perdono Struggente, rabbioso nella sua lentezza, risulta angosciante e disarmante. Scava benissimo nei sentimenti dei protagonisti. La guerra vista da una prospettiva differente. Una guerra che se non finisce nei cuori degli uomini, non finisce mai.
commento di fipiUn manipolo di soldati-bambini utilizzati come cavie per sminare aree costiere dell'appena liberato territorio danese, sancisce un patto di solidarietà tra costoro ed un sergente solo apparentemente disumano e vendicativo.Un film delicato e drammatico sulle sfumature in grado di trasformare la bestia che coltiviamo, ridandole la dignità che merita
leggi la recensione completa di alan smithee“È possibile provare simpatia per le persone che rappresentano il terrore del regime nazista?" Martin Zandvliet
leggi la recensione completa di Infinity94