Regia di Anna Rose Holmer vedi scheda film
Molto bello l’universo femminile messo in scena in questo ottimo “The Fits”. Confesso di aver avuto un brivido razzista quando sono andato a cercare notizie su Anne Rose Holmer, la regista, scoprendo che è bianca come la neve, anche se in qualche modo, essendo “Bianca” il nome di battesimo della piccola Beezy, fantastica spalla della protagonista, ce lo si poteva aspettare...
Però avevo creduto di essere di fronte ad un film tutto e completamente in mani (e teste, ottime teste) nere, un po’ come succedeva con le cose di Spike Lee. Invece la Holmer mi ha sorpreso, con la sua pelle, una seconda volta.
Il film è positivo sotto tutti gli aspetti: un ottimo script, un ottimo cast (eppure sono al massimo ragazzine, forse quasi tutte debuttanti...), un’ambientazione che potrebbe sembrare claustrofobica, ma che allarga invece le pareti della palestra spostandone il perimetro fino ai confini dell’Empireo, passando per una spontanea metafisica popolare che ricorda i riti woodoo o del candomblé. Un film di formazione involontariamente iniziatica che, avvalendosi invece di personaggi semplici ed ingenui, acquista in potenza ed energia come in una reazione chimica. Non a caso (credo) l’acqua viene qui presentata non solo come cosa che si beve (e comunque, anche solo in questo senso: come una cosa che entra a far parte di te stesso), ma come elemento primario dal quale dipendono le sorti dell’esistenza.
Esistenza privata e comune. Il senso di “collettivo” è molto presente nel film, e di nuovo: l’indole solitaria e meditabonda della piccola Toni funge da polo opposto affinché l’energia del significato possa sprigionarsi a dovere, e la luce (quella della bellissima canzone sui titoli di coda – “Siamo nate dal Sole,” - con la quale si possono assimilare le ragazze della squadra di ballo) possa risplendere.
Pluripremiato in diversi festival di stampo cosiddetto “indipendente”, The Fits è un film che resta sicuramente impresso nella memoria.
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