Regia di Johannes Roberts vedi scheda film
fino all'ultimo respiro
dio, che angoscia!
(e non può essere altrimenti se figura lo zampino di Alexandre Aja)
Dopo le abbacinanti immagini di The Shallows firmate Jaume Collet-Serra, che riducono a mero pretesto la classica trama (comunque assai godibile) sullo squalo killer a caccia di prede da smembrare con veemente voracità, facendo del film un esercizio di alto e finissimo virtuosismo estetizzante, il cinema del filone "pericolo in mare" 2.0 ci riprova sfornando un dramma degli abissi di notevole impatto emotivo, meno sgargiante -per la gioia degli occhi- del suo fortunato predecessore ma ugualmente di ottima fattura, in grado di concentrare gli sforzi produttivi tanto sulla riuscita visiva (piuttosto realistica, le riprese sott'acqua restituiscono in pieno il senso di spaesamento e la poco visibilità, ad occhio nudo, del contesto circostante) quanto sul dipanarsi del plot, giungendo a delle svolte narrative sicuramente immaginabili eppure non del tutto scontate.
Opera densa, robusta e letteralmente immersiva.
Quando il mare si fa prigione liquida,
cielo di piombo pesante metri e metri d'acqua sopra la testa,
e tutt'intorno dimora il nulla,
riverberi di luce fendono un'oscurità altrimenti totale,
si galleggia come sospesi in uno spazio astratto ed impalpabile,
una zona-limbo dove smarrirsi pare inevitabile.
Incubo ad occhi aperti che lascia più di una volta senza fiato.
E lo squalo è solo uno dei problemi.
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