Regia di Colm McCarthy vedi scheda film
La versione britannica di Io sono leggenda, ma dall'altra parte del tavolo.
I britannici da sempre sono i maestri della fs catastrofica, prima in letteratura e poi nel cinema. Un nome per tutti: James Ballard.
Questo La ragazza che sapeva troppo è British fino al midollo, in totale e proficuo contrasto col gigantismo effettospecialistico e terribilmente superficiale della corrispondente cinematografia americana di genere. È un film "di zombi"? Neanche per idea. Parla di tutt'altro, cioè dell'avvicendamento delle culture. È un tema coloniale, il medesimo di Matheson in Io sono leggenda. Qui seguiamo bene come mai altrove il punto di vista dei Nuovi Padroni, rappresentati dalla giovanissima e tutt'altro che insensibile e anaffettiva Melanie, che come in Matheson spiega ai superstiti umani le regole dell'Avvicendamento assoluto e irreversibile, il Nuovo Mondo. L'unica differenza, un po' patetica e forzata, è il mantenimento in vita della "madre putativa", come residuo legame affettivo col passato.
La pellicola è scarna, essenziale, cruda, e verso la fine se ne capisce meglio il perché: il suo obiettivo è un messaggio preciso, non la coltivazione di un'inutile speranza. Non ci sono eroi, ma solo umani che alla fine si devono arrendere. Adeguati la Close, Paddy Considine e persino la Atterton, che altrove siamo abituati a veder sfoggiare la sua non trascurabile fisicità.
Il ritmo è ben scandito, senza tempi morti e improvvise quanto inspiegabili accelerazioni. La fotografia grigia supporta adeguatamente le atmosfere e lo stato d'animo generale.
Un film desolante? Sì, ma era precisamente questo lo scopo.
Niente da obiettare davvero.
Sì, un'obiezione ce l'ho: che c'entra il titolo italiano con quello inglese, che esprime tutt'altro?
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