Regia di Colm McCarthy vedi scheda film
Rieccoci nel cinema apocalittico, quello da fine del mondo causa batteri, virus e quant'altro. Questa volta, a trasformare l'umanità in esseri famelici, è un fungo, una tossina che lentamente trasforma il malcapitato in un vero e proprio rampicante. McCarthy, un buon mestierante, va sul sicuro, percorrendo sentieri ampiamente battuti oggigiorno, fregandosene altamente di realizzare l'ennesima variazione sul tema dello "zombie movie". E lo fa così bene, che, alla fine, ne esce vincitore. Ha a disposizione un grande cast, fra cui addirittura Glenn Close, un'inquietante dottoressa, e un buon budget, con cui riesce a rendere credibile una Londra sconquassata e tutto l'impianto scenico del film, che regge benissimo. Anche la bambina, il perno attorno a cui si svolge la vicenda, non è affatto noiosa, melensa e troppo stereotipata, e non inficia la durezza della storia, che non disdegna in cattiveria, schizzi di sangue e crudezze varie. Ottimo, era materia capace di sfuggire di mano. Pure la trama, per quanto sia essenzialmente survivalista, è interessante e tiene viva l'attenzione per le quasi due ore di durata, senza che queste siano allungate da appendici inutili: qui non ci si perde mai per strada. Insomma, seppure paia in maniera evidente uno spin off da "28 Giorni Dopo", questo film sa il fatto suo, sta in piedi da solo e per gli amanti del genere è un'ottima alternativa a una prosopopea di filmacci capaci solo di sfruttare il brand "zombie". Prodotto solido, con la tipica serietà del cinema inglese.
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