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Curve - Insidia mortale

Regia di Iain Softley vedi scheda film

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La recensione su Curve - Insidia mortale

di maurizio73
4 stelle

Thriller on the road che comincia come un The Hitcher qualsiasi, prosegue come un survival drama alla Wrecked e si conclude come un revenge movie alla The Last House on the Left. Tensione e vendetta...sulle note dei Roxette.

In viaggio col fuoristrada del fidanzato e diretta a Denver alla vigilia delle nozze, la bionda Mallory decide di deviare dal suo percorso per riflettere sulla reale natura dei suoi sentimenti e sulla sua imminente scelta di vita. Un guasto meccanico la costringe ad accettare l'aiuto di un giovane e aitante autostoppista. Gentile e rassicurante sulle prime, l'uomo si rivelerà ben presto uno spietato e sadico serial killer.

 

locandina

Curve - Insidia mortale (2015): locandina

 

Thriller on the road che comincia come un The Hitcher qualsiasi, prosegue come un survival drama alla Wrecked e si conclude come un revenge movie alla The Last House on the Left. Le tre anime sono ovviamente legate da una storia esile e pretestuosa della solita biondina in viaggio di riflessione con più di un conto in sospeso in famiglia (Wild) che finisce in un classico cul-de-sac da cui dovrà cavarsela da sola attingendo a risorse trofiche disgustose e ad inaspettate abilità chirurgiche (127 Hours). Va dà sè che si preme sul pedale di una moderata tensione alimentata da un numero limitato di twist e dalla tenzone psicologica e sessuale ingaggiata con un maniaco di bell'aspetto reduce da un'infanzia difficile. A discarico del buon Softley (Key Pax) possiamo dire che il prologo dall'ampio respiro, fatto di campi lunghi e di suggestivi paesaggi panoramici ad Est delle Rocky Mountains ricostruiti dalle parti di L.A., lascia ben presto tempo (15 minuti appena) agli angusti spazi scenografici di un abitacolo rovesciato in cui ambientare una lotta per la sopravvivenza a testa in giù ed uno scontro verbale fatto di umiliazioni morali ed angherie fisiche tanto risapute quanto rassicuranti, senza calcare troppo la mano sul patetico (giusto il tempo di un pizzino testamentario alla sorella) e puntando più agli espedienti di un gioco sadico che ci eviti l'abbiocco. Peccato poi si perda in un finale slapstick dove il classico maniaco delle Highways con la patente del Kansas ed un vissuto di abusi familiari, fa una 'strage dei Clutter' in qualche posto laggiù dalle parti di Denver, per farsi poi incastrare come un animale in trappola da una Diana rediviva, claudicante e con la tibia in frantumi. I protagonisti sono giovani e carini, ma non hanno molto da dirsi ed assolvono al loro compito senza l'ausilio di rilevanti figure di contorno e con la consueta inespressività di chi non vuole guastarsi la messa in piega. Le curve del titolo ovviamente si riferiscono a quelle della biondina protagonista: una composta e perfettina Julianne Hough che autocelebra la classe d'eta propria e del suo personaggio (1988) con il singolo dei Roxette tanto in voga quell'anno. Quando la riuscita di un film non dipende dai dettagli!
Produce la Blumhouse Productions e distribuisce la Universal Pictures; ma solo per il mercato on demand.

 

I heard he sang a good song, I heard he had a style
And so I came to see him, to listen for a while
And there he was, this young boy, a stranger to my eyes

...

Killing me...Softley!

 

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