Regia di Perry Blackshear vedi scheda film
Thriller psicologico con alla base la storia di una forte amicizia. Christian intuisce il momento difficile di Wyatt e generosamente decide di ospitarlo nel suo piccolo ma dignitoso appartamento. La convivenza acuirà le convinzioni di Wyatt, guidato da misteriosi voci che gli prospettano un'imminente apocalisse con gli esseri umani sostituiti da una razza demoniaca; allo stesso tempo Christian fatica a convivere con le sue paure, frenato dalla bassa autostima e dall'incapacità di affrontare il mondo a muso duro.
Perry Blackshear - al debutto nel lungometraggio- sforna un lavoro molto interessante nonostante il budget a dir poco irrisorio. Sullo sfondo di una grigia e (semi)invisibile New York si consuma il dramma di due personaggi altamente disagiati, mentre il dubbio riguardo le paranoie di Wyatt -ovvero che non siano semplici deliri schizofrenici- si instilla nello spettatore lasciando ad esso la facoltà di dare un senso alle "allucinazioni audiovisive" del ragazzo.
I punti di forza di "They look like people" sono molti, a partire dalla capacità di generare un'inquietudine crescente alimentata da poche ma azzeccate scene sinistre. C'è poi una definizione attenta dei personaggi e la voglia di andare oltre i clichè del genere cercando di discostarsi da qualsiasi soffocante etichetta.
Abbiamo poi una coppia di attori in palla (MacLeod Andrews e Evan Dumouchel) e un'ambientazione spartana molto efficace nel delineare un quadro conviviale decisamente disturbato.
Blackshear si mostra autore eclettico nello stendere uno script capace di portare alla luce con delicatezza la fragilità dei suoi personaggi, ma anche di giocare abilmente con il mistero, sino a raggiungere un epilogo forse deludente per i più ma coerente con ciò che l'ha preceduto.
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