Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Proposto con i modi della commedia, inserita negli stilemi del neorealismo allora imperante, ma lontano mille miglia (checché se ne sia detto) dal "neorealismo rosa", SOTTO IL SOLE DI ROMA è un romanzo di formazione doloroso, seppure abbastanza tradizionale nel finale edificante. Molto criticato all'epoca, il cinema di Castellani resiste agli attacchi del tempo. Forse la colpa principale del regista fu di non essere abbastanza neorealista, o forse non abbastanza di sinistra, oppure non abbastanza romano (era nato in Argentina, ma la sua formazione cinematografica si svolse a Milano); eppure qualche panno sporco lo portò ai lavatoi pubblici, come dimostra proprio questo film. Qui, forse, si tiene un po' troppo lontano dalla politica: i tedeschi si limitano a rinchiudere i due prigionieri nel cesso, mentre i bombardamenti hanno come effetto di creare una via di fuga, e la mamma muore, come nei racconti ottocenteschi per ragazzi, di crepacuore. Qualche figura, però, funziona, a cominciare dai personaggi femminili, quello di Iris e soprattutto quello di Tosca, borsanerista innamorata del giovane protagonista. Anche il personaggio di Ciro, comunque, è sfaccettato, soprattutto in quel suo volersi accertare ogni volta dell'amore di Iris per poi umiliarla regolarmente, anticipando, in questo senso, qualche protagonista pasoliniano, primo dei quali Accattone. Molto bravo il giovane Francesco Golisano (Geppa), che interpreterà Totò il buono nel MIRACOLO A MILANO di De Sica e morirà a soli 29 anni in un incidente stradale. Alberto Sordi interpreta solo una particina, già in tema, in ogni caso, con i suoi personaggi meschini degli anni Cinquanta.
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