Regia di Gabriel Carrer vedi scheda film
Un dramma che sfocia nel thriller, percorrendo strade già ampiamente battute. Ben diretto e interpretato ma scontato dall'inizio alla fine.
La poliziotta Samantha (Tianna Nori) a seguito di una ferita procurata durante l'espletamento dell'esercizio, è rimasta invalida, su una sedia a rotelle. Il compagno Bruce (Ry Barret), addetto elettricista, durante il giorno assolve al ruolo imposto dalla società occupandosi di riparare computer e linee telefoniche ma di notte, indossata una tuta in kevlar, casco e manganello inizia una personale ricerca (irrisolta) dei responsabili. Con il passare del tempo la condizione psicologica di Bruce peggiora, senza soluzione di continuità. L'uomo, infatti, inizia ad aggredite persone innocenti e prende di mira -a causa del fraintendimento su una catenina rubata- l'innocente Marie (Jessica Vano). Ormai completamente in stato delirante, il "giustiziere" inizia un'incontrastabile inseguimento ai danni di Marie, che lo porta ad uccidere chiunqui incappa sul suo percorso.
Samantha: "È arrivata la primavera..."
Bruce: "Speriamo che passi in fretta."
Un sintetico scambio di battute in un film, pressoché, limitato nei dialoghi. Poche parole, sufficienti a dare misura dello stato di abbattimento morale del protagonista. Un abbattimento destinato a sfociare nel più puro delirio.
Il regista canadese Gabriel Carrer non è certo l'ultimo arrivato, essendo qui alla sua quinta regia. E questo The demolisher conferma che dietro alla macchina da presa non sta un principiante. Nella messa in scena, infatti, risalta l'attenzione prestata ai dettagli, che interessano le scenografie, le interpretazioni e una soundtrack minimalista ma efficace. Purtroppo però il film è sviluppato su un canovaccio debolissimo, in parte reso ancora più fragile da un fastidioso e continuativo uso del ralenty.
L'intera opera, con dialoghi ridotti all'osso ed una trama di massima sintesi, appare piuttosto inutile, anche se formalmente ben realizzata. Un uomo qualunque impazzito a causa dello stress, che indossa una tuta antisommosa e prende di mira un'adolescente innocente: in queste tre righe potrete ritrovare i riferimenti degli sceneggiatori -condivisi anche dalla regia- che molto devono a tre titoli più o meno celebri, ovvero Un giorno di ordinaria follia, Rampage e Halloween.
In particolare, dal film di Carpenter il canadese Carrer riprende una colonna sonora sintetica -e accostabile al film su Michael Myers- nonché i lunghi inseguimenti notturni lungo una città deserta, con le inutili fughe della giovane Marie, inframmezzate dagli inevitabili omicidi, ai danni di coloro che, sfortunatamente, si ritrovano sul percorso. Alla fine il lavoro si colloca nel limbo della norma -forse qualche gradino sotto data la prevedibilità della storia- mentre rimane, divorante, il dubbio che, su una sceneggiatura diversa, avrebbe potuto uscirne un film di ben altro spessore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta