Regia di David Keating vedi scheda film
Film a carattere stregonesco, prodotto e girato in Irlanda. Poco convincente a causa di una sceneggiatura che deraglia nel fantasy. Gli effetti speciali vengono vanificati da un plot surreale ed eccessivamente fiabesco.
Orchard (Irlanda). La quindicenne Faith (Naomi Battrick) divide le giornate scolastiche tra monotone lezioni e attività sportiva, senza tuttavia riuscire a distogliere il pensiero dalle condizioni di salute del padre Sean (Sam Hazeldine), gravemente malato di leucemia. Quando scopre che al genitore restano pochi mesi di vita, Faith viene affiancata dall'insegnante di ginnastica, Sissy Young (Anna Walton), che la conduce in un sotterraneo sul quale si erge un enorme e secolare ciliegio. Qui, dopo aver decantato i poteri della "stregoneria" e dell'antenata megera medioevale Eleanor Young, le viene proposto un insolito patto: grazie al potere della magia il padre può essere guarito ma in cambio dovrà rimanere incinta (lo farà con il ragazzo della sua migliore amica) e partorire un bambino. Faith accetta, inconsapevole delle conseguenze che si manifestano fin da subito come a dir poco "diaboliche". Il nascituro vedrà la luce dopo solo sei settimane, sei giorni e sei ore.
"Io rifiuto il bene e respingo la luce. Abbraccio l'oscurità, abbraccio la notte sotto quest'albero magico donato alle streghe dal Principe degli Inferi. Faremo scorrere con il sangue la sua vita. Raggiungiamo il suo regno, con questo regalo speciale. Incanta questo frutto e concedici i tuoi familiari. Saranno il nostro legame con il "mondo di sotto". Dacci il tuo potere. Dacci il tuo sapere. La morte è l'inizio di tutto." (Officiante durante una cerimonia di streghe, effettuata con rituale di sacrificio umano)
Dopo il mediocre e noioso (nonostante da più parti apprezzato) Wake wood (2009) -horror ispirato, pur in maniera velata ma con malcelato plagio, a Pet sematary (più facilmente che non al circoscritto, italico, Zeder di Pupi Avati)- un ben pigro regista irlandese (il lavoro precedente, The last of the high kings, è del 1996), torna a terrorizzare (non per il genere trattato ma per risultato conseguito) il pubblico di mezzo mondo, Italia (per fortuna) esclusa. Sbagliando target -che senso ha fare un horror destinato a spettatori quindicenni?- si affida alla brutta sceneggiatura di Brendan McCarthy e realizza l'ennesimo film sulle streghe destinato, nell'ultima mezz'ora, a sconfinare nel fantasy.
Per quanto ben costruito e nonostante i bravi interpreti, Cherry tree non riesce mai a coinvolgere a causa dei dialoghi e per un sviluppo narrativo decisamente surreale e contorto. Inutile sottolineare che il sottotesto familiare (il legame tra padre e figlia, vero motore del film) finisce per scomparire di fronte a personaggi solo abbozzati e più adatti ad una graphic novel che non ad un lungometraggio. Un budget che si intuisce essere consistente finisce così per alimentare una storia perdente in partenza.
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