Regia di Joonas Makkonen vedi scheda film
Una baita riscaldata e isolata nella foresta, un tris di ragazze più o meno disponibili e fiumi di alcol: la serata promette molto bene per tre giovani finlandesi. Lungo la strada incontrano tre inglesi con l'auto in panne e li invitano a seguirli; ma, fra un approccio e una sbronza, si presenterà anche un ospite indesiderato e mostruoso.
Budget ridotto (ma non troppo, o comunque in maniera non evidente) e buone idee di partenza: Bunny the killer thing è il classico horror demenziale che fa trascorrere un'ora e mezza spensierata. L'ambientazione scandinava conferisce un'atmosfera ancora più tetra alla trama, che in fin dei conti non fa altro che ripercorrere il canovaccio standard del genere: una festa di ragazzi, alcol e approcci sessuali, un mostro che piomba all'improvviso sul gruppetto di malcapitati e una lenta carneficina in arrivo. Per il finlandese Joonas Makkonen, già autore di numerosi corti, questo è il primo lungometraggio, a trent'anni neppure (classe 1986); formalmente riuscito, il film fa leva sull'approssimazione del costume del mostro, sulla sua figura smaccatamente comica e su effetti speciali a luci rosse (rossicce, diciamo, non pesantemente marcate), abbandonandosi spontaneamente ai clichè del filone horror-splatter nella sceneggiatura che Makkonen firma insieme a Miika J. Norvanto. Cast interamente composto da interpreti locali di scarsa notorietà all'estero; qualcuno funziona meglio (Jari Manninen, Gareth Lawrence, Hiski Hamalainen) e qualcun altro peggio (Veera W. Vilo, Enni Ojutkangas), ma nessuna prestazione può definirsi chiaramente insufficiente. Nulla di eccezionale, certo, ma pur sempre un prodotto adeguatamente confezionato, che lascia intravedere le valide capacità di un cineasta ancora da scoprire. 5/10.
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