Regia di Shion Sono vedi scheda film
TAG è un film giapponese del 2015, scritto e diretto da Sono Sion, il film è tratto dal romanzo Riaru Onigokko di Yusuke Yamada.
Sinossi: La giovane Mitsuko è in viaggio insieme alle sue compagnie di classe quando improvvisamente accade qualcosa di impensabile ed inspiegabile: un'entità sconosciuta e senza forma provoca una strage, Mitsuko è l'unica sopravvisuta; sarà vero?, Mitsuko è impazzita? oppure.....
Con Tag il celebre regista nipponico continua senza fermarsi (un po' come la protagonista Mitsuko) con il suo percorso autoriale, realizzando film assolutamente personali e di difficile etichettazione (questo è uno dei tanti tratti caratteristici del suo cinema) infatti in Tag ritroviamo una mescolazione di generi con una funzione decosrtuttivista; il film inzia come un classico splatter movie giapponese con mutilazioni alquanto grottesce ed esagerate che richiamano un po' il cinema di Yoshihiro Nishimura oppure Noburo Iguchi, per poi alternarsi con sequenze poetiche, oniriche fino ad un finale transmediale in un contesto dispotico-futuristico (un mondo dominato eslcusivamente dalla figura maschile).
Da un punto di vista tecnico Sono Sion si supera, offrendoci una regia sublime che va di pari passo con la sua poetica contenutistica.
Il film inizia con un'inquadratura a piombo che ci mostra l'avanzare di due pulman pieni zeppi di ragazze liceali il tutto unito ad una melodia abbastanza inquietante, bastano circa 15 secondi e l'atmosfera si capovolge: interno del bus, le ragazze chiaccherano spensierate, si divertono ed iniziano una battaglia con i cuscini quando improvvisamente sono colpite da un'entità misteriosa, il tutto è incredibilmente brusco e conoscendo bene Sono Sion, probabilmente vuole farci capire come la spensieratezza dei giovani giapponesi ad un certo punto della loro vita viene letteralmente spazzata via, ma visto che parliamo di Sono Sion per evidenziarci questo problema decide di utilizzare uno stile folle, quasi parodistico.
Lo splatter in chiave comica lo ritroveremo in tante sequenze ma come già scritto in precedenza basta un attimo e cambia tutto e l'approccio visivo può diventare terribilmente serio,mi riferisco ai corpi mutilati delle ragazze sparsi per la foresta ripresi con uno stile freddo e distaccato, quasi documentaristico.
Un'altra sequenza importantissima è quella in cui Mitsuko insieme ad altre 3 sue compagnie di classe decidono di marinare la scuola; una carrellata orizzontale le riprende frontalmente mentre corrono velocemente al di fuori della struttura, ad un certo punto parte uno zoom all'indietro ed il campo visivo si allarga, sullo sfondo emerge la struttura scolastica decadente e caratterizzata da un bianco asettico tuttavia la corsa delle ragazze simboleggia una corsa verso la libertà, un non farsi sopraffare dalle istituzioni opprimenti tuttavia per tutte loro il destino è già segnato, anzi è già segnato il destino di un'intera generazione ma questo non implica che devono necessariamente arrendersi senza lottare; questa scena sintetizza alla perfezione lo spirito anarchico e anticonformista del celebre regista.
Meraviglioso e poetico pure il finale, a tratti metafisico dove emerge un simbolisco cromatico non indiffernte (già presente in altre sequenza).
Da vedere e rivedere
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