Regia di Shion Sono vedi scheda film
Shion Sono è un regista incontenibile, un genio, a suo modo. "Tag" è solo uno dei quattro lungometraggi che ha girato nel 2015, e ad oggi, in poco più di 20 anni di carriera, ha già la media di un film all'anno. Ma la sua non è solo un'incontinenza registica, un po' alla Woody Allen, ma è anche, soprattutto, una sfrenata necessità del fantastico e del visionario, che raramente riesce a tenere a bada nei suoi film, non sempre a vantaggio di quest'ultimi. E' il caso di questo "Tag", dal piglio giovanilistico, che vede protagoniste un gruppo di liceali in divisa d'ordinanza, e nello specifico, la giovane Mitsuko che impegnata a scrivere poesie sull'autobus della gita scolastica, si vede all'improvviso le compagne di viaggio e il torpedone segati letteralmente in due da una folata di vento. Un inizio, bisogna dirlo, straordinario, gore e implacabile, realizzato molto bene, che pare indirizzare la pellicola in un ambito horror/splatter di efferata efficacia, ma invece Sono sorprende spostando il bersaglio su una complicata deriva surreale, metafisica, inzuppata sì di sangue e carneficine varie, ma che disorienta troppo, a mio modo di vedere. Un gioco al massacro con sorpresa finale, pseudo poetica, che mi ha lasciato abbastanza freddo. La bellezza (e il limite) di Sono è che è un regista che non si pone alcun ostacolo, il suo Cinema è sempre sorprendente, diverso, unico. "Tag" non è da meno, si gusta ma non è certamente fra i suoi film migliori. Capolavori come "Cold Fish" o "Himizu" sono altra cosa. Resta il fatto che se volete vedere qualcosa di completamente diverso, l'arte un poco folle di Shion Sono è lì per voi.
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