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Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Tag

di supadany
7 stelle

TFF 33 – After hours

La vita è surreale.

Quasi un mantra ripetuto più volte nell’ennesima opera del 2015 firmata da Sion Sono, col logo Universal che introduce la visione e che fa levare dai gremiti spalti della sala più di un’esclamazione di sorpresa considerando anche che, se non è una novità assoluta quella di avere un distributore internazionale così importante, poco ci manca.

Da un lato si capisce da cosa scaturisca questo interesse (troverà sicuramente qualche nuovo cultore), dall’altro si tratta comunque di un’opera folle ed irregolare che denota un’immediatezza compositiva fuori dal comune.

Sembra una mattinata allegra per un gruppo di studentesse in viaggio su un autobus, quando all’improvviso il mezzo viene letteralmente segato in due ad altezza bacino dei passeggeri da una folata di vento e solo Mitsuko si salva grazie ad un gesto naturale come l’abbassarsi per raccogliere una matita.

Traumatizzata, scappa verso la scuola dove appare tutto normale, ma ben presto anche lì verrà travolta da una scia di sangue.

Di nuovo in fuga, dubbi su quanto le sta capitando affollano la sua mente in un tourbillon che sembra senza fine.

 

scena

Tag (2015): scena

 

Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando? Perché succedono determinate cose e soprattutto cosa possiamo fare per capirle e cambiarle?

Tra considerazioni varie, l’ipotesi dell’esistenza di mondi paralleli, il destino che ci determina, l’impossibilità di capire un quadro generale, ecco un’altalena tra feroce splatter (tanto egocentrico che ad un certo punto ti aspetti anche l’entrata di “Machete”) e momenti soavi di gran complicità amichevole, con un linguaggio e movenze che richiamano lo stile manga (ad esempio le studentesse, e non solo, sono molto disinibite, tendono ad essere volgari e ad ammiccare).

Ma poi un procedimento tipo “Final destination”, senza apparente via di fuga, è dietro l’angolo, il mondo che vediamo popolato di sole donne è tale per un motivo specifico che poi determina le conclusioni e permette di rivedere il procedimento sotto un punto di vista più completo.

Non che questo sia insospettabile (o una novità incredibile), ma consente di aggiungere ad un divertissement in libertà totale (e senza freni), quello smarrimento che si riconduce alle domande generali accennate in precedenza che creano un disagio esistenziale atto a rendere più completa la visione d’insieme.

Lontano dall’essere un Sion Sono di prima fascia (per sua stessa natura, svolgimento e durata ciò è palese), dimostra comunque una volta di più quanto gli risulti semplice dar vita ai film più disparati, con obiettivi di volta in volta differenti che quasi sempre riesce a raggiungere (almeno parzialmente).

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